Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
La contromossa del Pd «Una nostra proposta dopo il sì al ddl Boschi» Santini: con la riforma le competenze saranno più chiare
Ma qual è la linea dem sull’autonomia? Alla fine di una settimana politicamente monopolizzata dalla notizia della richiesta di trattativa fra Regione e Stato, con annesse polemiche per lo stop governativo al voto su Sappada, viene da chiedersi quale sia la posizione in Veneto della principale forza di maggioranza a Roma. Bella domanda, direbbe il bersaniano Michele Mognato, che ha parlato apertamente di «partito allo sbando» proprio per l’andamento delle truppe in ordine sparso su un tema tanto cruciale, al netto delle variegate sensibilità insite nella ragione sociale («democratico») della ditta. «Forse non basta nemmeno il congresso», ha concluso con rassegnazione il deputato veneziano, alludendo allo stallo in cui versa il Pd regionale da ormai dieci mesi.
Per la cronaca l’assemblea veneta è stata finalmente fissata: il 9 aprile verrà deciso se convocare le assise per l’apertura del confronto o se procedere piuttosto all’elezione in corsa del successore di Roger De Menech. Ma per il momento le opinioni restano tante e diverse, anche fra i parlamentari. Per una Simonetta Rubinato convinta che «la forza della volontà popolare può dare la sveglia a Zaia » , c’è un Alessandro Naccarato persuaso che «per avere maggiore autonomia non servono referendum demagogici: bisogna sostenere le riforme costituzionali approvate dal Parlamento e applicare l’articolo 116 della Costituzione».
Almeno su questo però, cioè sulla necessità del negoziato per cercare di ottenere «ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia», i dem sembrano tutti d’accordo. Per questo si è rimessa in moto la macchina che quasi due anni fa, agli albori del ddl Boschi, si era accesa con l’emendamento (tutto veneto e molto bipartisan) poi assorbito nell’attuale formulazione della legge che è in attesa di conferma referendaria, introducendo il principio di «autonomia differenziata e responsabile» nella Carta. «Volevamo rendere certo il percorso negoziale ed eliminare la competenza concorrente fra Stato e Regioni», spiega il senatore Giorgio Santini, primo firmatario della proposta originaria e promotore del convegno di Praglia in cui a gennaio il sottosegretario Gianclaudio Bressa invitò il gruppo regionale a presentare un progetto di legge per l’avvio della trattativa.
Ecco, se c’è un filo rosso ad unire qui ed ora i dem veneti, è quello con cui Santini & Co. stanno provando a ricamare il testo da depositare a Palazzo Ferro Fini in ottobre, «all’indomani della vittoria del “sì” al referendum», promette il senatore. «Ci siamo ritrovati pochi giorni fa - rivela - e abbiamo iniziato a scriverlo. La nostra proposta di autonomia ricalca esattamente quanto previsto dalla nuova versione dell’articolo 116: competenze chiare, con l’esclusività su materie importanti per lo sviluppo del Veneto, come sanità, istruzione, ambiente, cultura, infrastrutture. Un programma serio e fattibile per avvicinare il Veneto al modello del Friuli Venezia Giulia e del Trentino».
Simonetta Rubinato La forza della volontà popolare, al referendum , può dare la sveglia a Zaia
Alessandro Naccarato Sono inutili le iniziative demagogiche, si deve seguire l’iter della Costituzione
Giorgio Santini Abbiamo iniziato a scrivere pochi giorni fa la nostra proposta, sarà pronta a ottobre