Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Mainardi tra i «Sì-triv» «In Romagna si scava e in Riviera è turismo boom»
VENEZIA «Fuorviante, insignificante, ingannevole, strumentale, demagogico. E quindi dannoso». Bortolo Mainardi non risparmia aggettivi per il referendum« an ti trivellazioni» del 17 aprile prossimo. Lui, unico veneto, era a Roma mercoledì scorso alla presentazione del comitato «Sì triv», a cui ha aderito. «Da tecnico», precisa l’architetto bellunese, da quasi un decennio membro della commissione Via del ministero dell’Ambiente, che non le manda a dire a quella « politique politicienne » nazionale, ma soprattutto regionale, che dal governatore Luca Zaia al presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti, fino all’intero Pd di Palazzo Ferro-Fini (che non ha esitato a sfidare l’astensionismo ufficiale del partito) dice no alle ricerche in Adriatico. «A Roma sorridono e mi dicono “ma il Veneto che cosa c’entra?” - spiega Mainardi - Quello che forse questi signori non sanno è che nel Nord Adriatico non ci sono trivellazioni in atto, perché non è mai stata attivata nessuna delle 15 concessioni richieste negli ultimi 25 anni, di cui peraltro 9 sono entro le 12 miglia e dunque non più percorribili. Inoltre da noi c’è solo gas e non petrolio, la cui ricerca e coltivazione è vietata con una legge fin dal 1991 tra la foce del Tagliamento e quella del Po». Detto questo, però, Mainardi resta un convinto sostenitore delle trivellazioni. «Non c’è nessun esempio di impatti negativi concreti sull’ambiente - spiega - Dal 2009 a oggi la Via ha dato parere positivo di compatibilità ambientale a un centinaio di progetti. E in commissione ci sono alcuni dei principali esperti italiani sull’argomento». Mainardi ricorda che sulle coste adriatiche (dall’Emilia in giù) da anni sono in attività 10 centrali di raccolta, 106 piattaforme e ben 240 pozzi e che le prime estrazioni di gas risalgono al 1952. «E non mi pare che l’affollatissima Riviera romagnola abbia avuto problema di subsidenza o danni a turismo», continua. L’architetto ricorda che l’unico quesito rimasto riguarda la durata dell’utilizzo dei giacimenti: i contrari vogliono che termini con la concessione, i favorevoli che continui se c’è ancora gas o petrolio. «L’ha detto anche Romano Prodi che sarebbe un errore non sfruttare appieno le riserve - conclude Mainardi - La gente deve sapere che con le piattaforme si evita il passaggio di 2 mega-petroliere a settimana in acque italiane». (a.zo.)