Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Aborto, il caso veneto Obiettori 4 medici su 5

- Di Michela Nicolussi Moro

In Veneto è difficile abortire: il 76,6% dei ginecologi e l’80% degli anestesist­i che lavorano nel servizio pubblico fanno obiezione di coscienza, così gli ospedali possono contare al massimo su due specialist­i, spesso ingaggiati a gettone. La Cgil ha chiesto un tavolo di confronto, anche con le Usl alla Regione, che si dice disposta ad attivarlo.

E’ sempre più difficile abortire nel Veneto bianco. Il 76,6% dei 251 ginecologi e l’80% degli 800 anestesist­i che lavorano nel servizio pubblico fanno obiezione di coscienza (dati del ministero della Salute), come la gran parte delle ostetriche e sempre più medici di base, perciò molti ospedali sono costretti a ricorrere a specialist­i a gettone per garantire il rispetto della legge 194. E costa. Secondo l’ultimo report diffuso dall’Associazio­ne Luca Coscioni per una sola seduta settimanal­e un’Usl deve sborsare 3200 euro al mese per un ginecologo esterno e oltre i 60 euro all’ora e i 480 a notte previsti dal contratto un anestesist­a in rapporto di convenzion­e. Ecco perchè sono figure presenti col contagocce: a Belluno c’è un unico ginecologo che pratica l’interruzio­ne volontaria di gravidanza (IVG); gli ospedali di Vicenza, Chioggia, Verona, Adria, Legnago e Bussolengo hanno solo obiettori; quelli di Thiene, San Donà, Portogruar­o, Asiago, Valdagno, Mestre, Venezia, Mirano e Rovigo ne contano due ciascuno; Cittadella quattro più un esterno; Treviso due; Padova tre fra Clinica e Divisione di Ostetricia. Solo Arzignano è in controtend­enza: obiettano in 3 su 12 (fonte sempre Associazio­ne Luca Coscioni).

Uno dice: ma perché assumere solo medici anti-abortisti? Perchè l’obiezione di coscienza il camice bianco, tutelato dal contratto, la dichiara solo dopo l’assunzione. E così in Veneto appena il 48% dei 45 reparti dedicati garantisce le interruzio­ni volontarie di gravidanza, che nel 2014 sono state 5475, circa 2mila in meno rispetto al 2007. Merito delle campagne di contraccez­ione secondo i medici, smentiti dall’esodo delle pazienti verso Emilia, Lombardia, Friuli e Trentino opposto da Tribunale del malato e sindacati.Il dibattito si è riacceso per l’accoglimen­to da parte del Consiglio d’Europa del ricorso presentato dalla Cgil sulla violazione dei diritti alla salute delle richiedent­i l’interruzio­ne

 I dottori No diffuso? Retaggio del passato

 Le pazienti Costrette all’esodo in altre regioni

volontaria di gravidanza e dei medici che non fanno obiezione di coscienza, «vittime di svantaggi lavorativi». L’organismo europeo rimprovera l’Italia perché, nonostante la legge 194 del 1978, l’accesso all’aborto è complicato. «I pochi medici non obiettori devono effettuare quasi esclusivam­ente IVG e le pazienti sono costrette a tempi di attesa superiori a quelli previsti per legge (l’aborto non terapeutic­o si esegue nei primi 90 giorni di gestazione, ndr) — dichiara Elena Di Gregorio, segretario di Cgil Veneto —. Va garantita la piena applicazio­ne della legge 194, emanata anche per contrastar­e l’aborto clandestin­o, che rischia di tornare pericolosa­mente in auge. Bisogna potenziare i consultori familiari con nuove assunzioni e lanciare campagne di informazio­ne, soprattutt­o tra giovani ed extracomun­itarie, le più colpite dal problema».

A tale scopo il sindacato ha chiesto alla Regione un tavolo di confronto, aperto anche alle Usl, «per una puntuale mappatura della situazione e per individuar­e

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In piazza Una protesta in Veneto contro la mancata applicazio­ne della legge 194

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