Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Aborto, il caso veneto Obiettori 4 medici su 5
In Veneto è difficile abortire: il 76,6% dei ginecologi e l’80% degli anestesisti che lavorano nel servizio pubblico fanno obiezione di coscienza, così gli ospedali possono contare al massimo su due specialisti, spesso ingaggiati a gettone. La Cgil ha chiesto un tavolo di confronto, anche con le Usl alla Regione, che si dice disposta ad attivarlo.
E’ sempre più difficile abortire nel Veneto bianco. Il 76,6% dei 251 ginecologi e l’80% degli 800 anestesisti che lavorano nel servizio pubblico fanno obiezione di coscienza (dati del ministero della Salute), come la gran parte delle ostetriche e sempre più medici di base, perciò molti ospedali sono costretti a ricorrere a specialisti a gettone per garantire il rispetto della legge 194. E costa. Secondo l’ultimo report diffuso dall’Associazione Luca Coscioni per una sola seduta settimanale un’Usl deve sborsare 3200 euro al mese per un ginecologo esterno e oltre i 60 euro all’ora e i 480 a notte previsti dal contratto un anestesista in rapporto di convenzione. Ecco perchè sono figure presenti col contagocce: a Belluno c’è un unico ginecologo che pratica l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG); gli ospedali di Vicenza, Chioggia, Verona, Adria, Legnago e Bussolengo hanno solo obiettori; quelli di Thiene, San Donà, Portogruaro, Asiago, Valdagno, Mestre, Venezia, Mirano e Rovigo ne contano due ciascuno; Cittadella quattro più un esterno; Treviso due; Padova tre fra Clinica e Divisione di Ostetricia. Solo Arzignano è in controtendenza: obiettano in 3 su 12 (fonte sempre Associazione Luca Coscioni).
Uno dice: ma perché assumere solo medici anti-abortisti? Perchè l’obiezione di coscienza il camice bianco, tutelato dal contratto, la dichiara solo dopo l’assunzione. E così in Veneto appena il 48% dei 45 reparti dedicati garantisce le interruzioni volontarie di gravidanza, che nel 2014 sono state 5475, circa 2mila in meno rispetto al 2007. Merito delle campagne di contraccezione secondo i medici, smentiti dall’esodo delle pazienti verso Emilia, Lombardia, Friuli e Trentino opposto da Tribunale del malato e sindacati.Il dibattito si è riacceso per l’accoglimento da parte del Consiglio d’Europa del ricorso presentato dalla Cgil sulla violazione dei diritti alla salute delle richiedenti l’interruzione
I dottori No diffuso? Retaggio del passato
Le pazienti Costrette all’esodo in altre regioni
volontaria di gravidanza e dei medici che non fanno obiezione di coscienza, «vittime di svantaggi lavorativi». L’organismo europeo rimprovera l’Italia perché, nonostante la legge 194 del 1978, l’accesso all’aborto è complicato. «I pochi medici non obiettori devono effettuare quasi esclusivamente IVG e le pazienti sono costrette a tempi di attesa superiori a quelli previsti per legge (l’aborto non terapeutico si esegue nei primi 90 giorni di gestazione, ndr) — dichiara Elena Di Gregorio, segretario di Cgil Veneto —. Va garantita la piena applicazione della legge 194, emanata anche per contrastare l’aborto clandestino, che rischia di tornare pericolosamente in auge. Bisogna potenziare i consultori familiari con nuove assunzioni e lanciare campagne di informazione, soprattutto tra giovani ed extracomunitarie, le più colpite dal problema».
A tale scopo il sindacato ha chiesto alla Regione un tavolo di confronto, aperto anche alle Usl, «per una puntuale mappatura della situazione e per individuare