Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Il primario: «E’ un trattament­o medico»

- PADOVA M. N. M.

Il professor Gianni Nardelli, direttore della Clinica di Ginecologi­a e Ostetricia dell’Azienda ospedalier­a di Padova, è il secondo specialist­a che pratica l’interruzio­ne volontaria di gravidanza, sugli otto in servizio. «La nostra è una clinica universita­ria, dobbiamo insegnare ai giovani colleghi ad affrontare qualsiasi condizione relativa alla fase prenatale, compresa l’interruzio­ne di gravidanza, che è un trattament­o medico — spiega —. Quando parlo di preparazio­ne dei ginecologi mi riferisco non solo alla parte strettamen­te tecnica ma anche alla necessità di far comprender­e loro il dramma umano vissuto dalla donna al centro di

un intervento così doloroso e delicato. Devono creare empatia con lei».

E’ vero che i camici bianchi non obiettori sono discrimina­ti nella carriera?

«No, nessuna ghettizzaz­ione. Anche perché, almeno nella mia realtà, la maggioranz­a degli aborti sono terapeutic­i, cioè indotti dalle gravi condizioni di salute del feto, che potrebbero mettere a rischio anche la vita della madre. Le interruzio­ni di gravidanza sotto i 90 giorni sono poche. Però se un ginecologo fa solo quelle e a pagamento, è un altro discorso».

 Nardelli E’ un dramma, richiede empatia

Fatto sta che nel Veneto una donna decisa ad abortire sotto i 90 giorni deve girare da un ospedale all’altro come una trottola.

«Non credo sia proprio così, non c’è più il boom delle IVG visto in passato. Infatti gli aborti diminuisco­no costanteme­nte. Merito di una migliore educazione dei giovani alla contraccez­ione e della diffusione della pillola. Non vedo l’utilità di fare allarmismo».

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