Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Era preoccupato per Emilia non riusciva più ad aiutarla ma non pensavo lo facesse»
«Avevamo fatto la terapia mercoledì, quel giorno manifestava una evidente depressione». A confermare che Gianfranco Pavan stava vivendo un momento difficile, con il volto provato, è Fiorenzo Zichele, il nipote. La sua prima preoccupazione nell’ultimo periodo era la malattia. Era in cura nel reparto di Oncologia a Mirano per un melanoma che gli era stato diagnosticato l’anno scorso, già un paio di volte un’ambulanza l’aveva raggiunto e portato in ospedale. «Un giorno – racconta un vicino – stava tagliando dei rami ed è caduto, rompendosi il femore. Sembrava solo un malanno, ma poi hanno scoperto il tumore». Un male che lo aveva costretto a un secondo intervento, impedendogli di continuare a occuparsi della casa.
Non vedeva un miglioramento nonostante le cure. «Aveva l’erba da tagliare, i campi di cui occuparsi, e poi la macchina che da mercoledì non partiva più e tutto questo lo turbava – racconta Fiorenzo - Giovedì non ho sentito né lui né Emilia, alla quale ho telefonato il giorno dopo. Ci saremmo dovuti vedere martedì, dovevo accompagnarla a Dolo per svolgere alcune pratiche anche perché l’auto era ferma in garage. Tutto questo aveva turbato mio zio». Gianfranco era un tipo stravagante, con una folta barba bianca e un foulard sempre al collo. Aveva alle spalle una separazione dalla moglie e la morte di tre