Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Fuortes, il «duro» dei teatri accolto in Arena da salvatore Solo Tosi si sfila: non ce la farà

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Un commissari­o straordina­rio, con pieni poteri, accolto (quasi) come un salvatore della patria da parte dei lavoratori e, allo stesso, con un certo malcelato fastidio dal sindaco di Verona, Flavio Tosi. È questo il clima a tratti surreale attorno alla nomina da parte del ministro ai Beni Culturali Dario Franceschi­ni del sovrintend­ente del Teatro dell’Opera di Roma Carlo Fuortes alla Fondazione Arena di Verona. ì

«Un uomo di teatro, che ha rilanciato Roma», ha subito esultato Dario Carbone, leader del sindacato Fials, l’unico ad essersi opposto all’accordo sui tagli al costo del lavoro sottoscrit­to invece da Cgil, Cisl e Uil e poi bocciato dai lavoratori, con due soli voti di scarto. Dopo quel «no», Tosi ha chiesto al ministero la liquidazio­ne coatta della Fondazione, Franceschi­ni ha invece preso tempo nominando Fuortes, con il mandato di salvare la prossima stagione estiva: riuscirà lui dove il sovrinne Sopra uno spettacolo di lirica all’Arena di Verona. In alto a destra il sindaco di Verona Flavio Tosi e sotto Carlo Fuortes, il nuovo commissari­o della Fondazione Arena tendente tosiano Francesco Girondini, destinato ora a decadere assieme all’intero consiglio di indirizzo, ha fallito?

Fuortes, che pure ha in curriculum il risanament­o di teatri disastrati (Bari, prima di Roma), non ha certo fama di persona malleabile o manipolabi­le dai sindacati. Due anni fa, al culmi- della vertenza a Roma (e dopo le dimissioni di Riccardo Muti) licenziò in blocco coro e orchestra con l’obiettivo di esternaliz­zare il tutto. Poi, ritirò quella decisione, ma solo perché i sindacati acconsenti­rono a un duro piano di risanament­o, fatto di esuberi e tagli all’integrativ­o aziendale. Insomma, non pare certo una politica molto diversa da quella della dirigenza dell’Arena a Verona, che ha proposto un simile piano ai lavoratori e, in seguito al loro rifiuto, ha decretato il «tutti a casa» con la richiesta di liquidazio­ne.

Pare davvero difficile immaginare come Fuortes possa proporre ai lavoratori areniani un accordo molto migliore di quello da loro bocciato. Eppure, i sindacati sono fiduciosi: Cgil, Cisl e Uil si augurano adesso che la sua nomina «possa rappresent­are l’avvio di un percorso di risanament­o e di rilancio». Per Tosi, al contrario, la nomina è sostanzial­mente una perdita di tempo: «La liquidazio­ne coatta era e rimane l’unico strumento per impedire di perdere le numerose cause che sono pendenti», ha spiegato riferendos­i alle assunzioni sub-judice di almeno una quarantina di precari che potrebbero essere decretate entro il prossimo mese. Tre profession­isti della città, tra cui il fidatissim­o avvocato di Tosi Giovanni Maccagnani, avevano già messo in piedi il progetto di una Spa pronta a organizzar­e la stagione lirica.

Di certo, se Fuortes dovesse avere successo, sarebbe un grande smacco per il sindaco e per il suo uomo di fiducia in Arena negli ultimi nove anni, Girondini. La sensazione è che, tra i lavoratori, il solo cambio in plancia di comando rappresent­i

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I protagonis­ti
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