Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Lavoravo in regola tra i filari poi è morto il titolare e i figli ci pagano tutti con i bigliettini»
Giulio Intere squadre di pensionati pagati con i voucher dai caporioni
Esiste un’arte, quella di potare e prendersi cura dei vigneti. E Giulio, superata da poco la boa dei 50 anni, quest’arte la padroneggia come pochi altri. Ha 37 anni di contributi versati e per 35 l’ha profusa nella stessa azienda agricola a conduzione familiare, con un regolare contratto e la soddisfazione di alzarsi al mattino. «Negli ultimi anni, morto il proprietario, - racconta amareggiato – sono subentrati i figli. Quelle scarpe di Valentino che non avevano mai calpestato una zolla di terra hanno cominciato ad affiancarci squadre di pensionati pagati a cottimo, con i voucher. Sul mio trattore avevo sempre una bottiglia d’acqua e ricordo di averne offerto un bicchiere a una lavoratrice ultrasettantenne che sotto il sole si era sentita male. Siamo stati entrambi ripresi bruscamente dal caporione della squadra. Non avrei pensato di finire anch’io agli ordini di gente così. Invece è successo perché non conveniva tenerci col normale contratto, così su 40 ci hanno licenziati in 11. Ora pagano anche me con i voucher e io mi sento un verme che cammina».
A Giulio ci hanno portato i sindacati. Perché a Giulio pesano i passi fino al primo tabaccaio utile per convertire i «buoni-lavoro» in contante: «Ho iniziato a lavorare a 14 anni, - ricorda - mi alzavo alle 2 e mezza del mattino per mungere le vacche poi mi sono specializzato nella cura dei vigneti, centinaia di ettari da seguire con cura. Ora, invece, ogni giorno non so se augurarmi di trovare lavoro o se evitare l’umiliazione dei caporioni che della terra non capiscono nulla e ci spronano solo a fare in fretta, sempre più in fretta e pazienza se il lavoro non viene fatto bene. Chi comanda sono pensionati Enel, Fincantieri, Breda, gente che non ha mai avuto nulla a che fare con l’agricoltura. Hanno buone pensioni ma si sono improvvisati reclutatori di squadre che servono tante aziende agricole venete. Si guadagna dai 6.50 agli 8 euro l’ora, in voucher naturalmente». Racconta Giulio, grato che qualcuno voglia spiegare questo suo nuovo mondo alla rovescia perché no, proprio non si capacita di avere come compagna di lavoro a cottimo una ragazza incinta all’ottavo mese o quei ragazzi neri, silenziosi, pagati arbitrariamente meno dei bianchi, 3-4 euro l’ora, nonostante non smettano di lavorare neppure sotto il diluvio.
Non capisce lui, che la stagione dei diritti l’ha vissuta, che chi coordina le squadre non solo alzi spesso e volentieri la voce ma anche le mani. «Non c’è la dignità, non c’è meritocrazia, sei un robot, - si sfoga Giulio – io sono stato a scuola per la potatura del vigneto ma ciò che ho imparato per loro non vale niente. L’unico criterio è la velocità, si mangia in auto un panino in 5 minuti e con me c’è un ex dipendente Enel che ha 77 anni, ha una moglie senza pensione così, per arrotondare e aiutare i figli, fa ciò che facciamo tutti. C’è l’artigiano che a suo tempo ha versato pochi contributi, ho un compagno di lavoro trapiantato di cuore, uno a cui hanno “ingabbiato” la vena aorta ascendente. Stiamo diventando schiavi». Ama la moglie e i suoi due figli «anche se al secondo non sono riuscito a pagare l’università. Dovrei mantenere io la mia famiglia e non certo con dei voucher».