Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Asilo, i giudici ribaltano lo stop ai profughi
In aula il viavai è continuo. Un nigeriano mostra al giudice i messaggi scambiati su Facebook con il fidanzato, mentre un camerunense legge la dichiarazione d’amore dell’amico padovano. L’ultimo caso, che risale a poche settimane fa, è quello di un gambiano che al magistrato ha consegnato direttamente il mandato d’arresto spiccato dalla polizia, prova che se tornasse nel suo Paese rischierebbe la condanna all’ergastolo. Per tutti, la «colpa» è sempre la stessa: essere omosessuali.
In un Veneto che deve fare i conti con 9.300 profughi e le commissioni territoriali si ritrovano a smaltire migliaia di richieste d’asilo, tocca ai giudici «imporre» l’accoglienza. Capita sempre più spesso.
La competenza è del tribunale civile di Venezia, al quale si rivolgono molti di quei 7 stranieri su 10 che si vedono respingere la richiesta di riconoscimento dello status di rifugiato. Un fiume di ricorsi portati avanti a spese dello Stato, visto che i migranti sono indigenti. Il risultato è che da gennaio ad aprile all’Ordine degli avvocati veneziani sono arrivate 810 richieste di gratuito patrocinio da parte di profughi, quando nello stesso periodo del 2015 erano state «appena» 374.
«È una situazione insostenibile – denuncia il presidente, Paolo Maria Chersevani – se continua di questo passo per la fine dell’anno arriveremo a tremila istanze. Ormai siamo al collasso, vista la cronica carenza di magistrati di cui già soffre la nostra Giustizia».
Le cause dei profughi – che vista la delicatezza godono di una corsia privilegiata - stanno intasando la Terza Sezione. Ma il tema è anche un altro: i ricorsi in molti casi hanno successo, con il risultato che il parere dei commissari territoriali viene ribaltato. «All’incirca la metà viene accolta - conferma Antonio Roccoberton, presidente della Commissione di Padova - e questo perché evidentemente i giudici fanno delle considerazioni che, in alcuni casi, si discostano dalle nostre. Ho il massimo rispetto per l’interpretazione della magistratura, ma per quanto ci riguarda dobbiamo attenerci alle direttive della Commissione nazionale d’asilo, diretta emanazione del Viminale, ed è ciò che continueremo a fare».
I motivi di accoglimento dei ricorsi sono i più disparati. C’è il tema dell’omosessualità, che in diversi Paesi africani è un reato punito dallo Stato ma anche dai capivillaggio. In Nigeria, ad esempio, la Sharia prevede la lapidazione. Ma non basta dichiararsi gay davanti ai commissari per ottenere la «patente» di rifugiato: servono le prove. E senza quelle, si rischia di essere rispediti in patria.
Con la sentenza depositata il mese scorso, un gambiano ospite in una struttura di Padova ha ottenuto dal giudice Sandra Passadore la protezione sussidiaria. Lui raccontava del suo arresto
II 60-70 per cento delle richieste sono respinte. A quel punto il migrante può fare ricorso al tribunale di competenza: per il Veneto è Venezia, dove a gennaio sono stati presentati 117 ricorsi, a febbraio 202, a marzo 282. Per l’Ordine degli avvocati, dall’inizio dell’anno ad aprile le richieste di gratuito patrocinio sono già salite a 810