Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Ventidue operai investono le loro indennità: così la Berti torna a produrre
C’è chi l’aveva vista nascere e crescere. Chi aveva vissuto le soddisfazioni delle grandi commesse e le delusioni e la frustrazione della crisi. Loro, di arrendersi e abbandonare quella ditta a cui erano così legati non ne hanno mai voluto sapere. È tutto qui il «sogno veneto» dei 22 lavoratori della Berti di Tessera, storica azienda di vetrocamere e serramenti in vetro fallita a fine 2015, e risorta nelle mani di quel «gruppo di eroi», come li definisce il governatore Luca Zaia. Da operai a imprenditori: dopo la chiusura, la cassa integrazione e la mobilità, i dipendenti hanno deciso di costituire una cooperativa per salvare i loro posti di lavoro e per tutelare quel patrimonio prezioso di competenze e di accreditamento sul mercato, italiano ed estero, costruiti negli anni con qualità e tanta fatica. La produzione è ripartita ufficialmente ieri, dopo 8 mesi di inattività. Fino a un anno fa la Berti dava lavoro a 46 dipendenti, rimasti senza stipendio dal 1. maggio e in cassa integrazione dall’11 agosto scorso. La famiglia Berti, vista la situazione, aveva deciso di issare bandiera bianca e di non portare avanti la produzione. I lavoratori si sono rivolti alla Filctem-Cgil, che aveva gestito tutta la trattativa precedente, con l’intento di sondare lo strumento del «workers buyout» (in Veneto ci sono altri 4 casi) con Legacoop Veneto. Dopo un’intensa fase di definizione del business plan e la costruzione del rapporto con le banche e con i finanziatori, l’11 novembre scorso la cooperativa è diventata finalmente realtà. Il 24 marzo, la firma con il curatore fallimentare per il passaggio di consegne. «Partiamo in 13 – annuncia il presidente della cooperativa, Attilio Pasqualetto – ma già da giugno potremo far entrare anche gli altri 9 soci. Il lavoro? Siamo fiduciosi, abbiamo già delle commesse e degli ordini importanti». I lavoratori hanno impegnato le loro indennità di mobilità, arrivando a capitalizzare 338 mila euro, ma complessivamente la leva finanziaria è oggi pari a 808mila euro, in attesa degli ulteriori 200mila promessi da Veneto Sviluppo.