Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Carrus: «Banco-Bpm? Con loro firmerei subito» Saviotti: Atlante no grazie L’Ad di Veneto Banca: «Vicenza è una storia a sé»

- VENEZIA Gianni Favero

La fusione fra Bpm e il Banco Popolare «sarà una storia di successo. Se dovessi firmare per aggregarmi a questi due signori, fra due anni, lo farei subito». La frase di Cristiano Carrus, amministra­tore delegato di Veneto Banca, pronunciat­a ieri a margine del consiglio dei bancari della Uil, riecheggia quella di Pierfrance­sco Saviotti, collega del Banco, di un anno fa. Allora disse che il suo sogno proibito era una fusione con Popolare di Milano. E se il sogno nel frattempo, pur con il «salasso» di un miliardo di aumento di capitale imposto dalla Bce, si è avverato, niente vieta a Carrus di riproporre la soluzione, esplorata in qualche modo lo scorso anno senza successo, in una versione potenziata dopo l’aumento di capitale e la quotazione di maggio di Montebellu­na, e in attesa della fusione in autunno Banco-Bpm. Pur se Saviotti, nell’assemblea di bilancio di un mese fa, abbia escluso decisament­e che le banche venete possano entrare nell’operazione.

Certo, per Montebellu­na, decisa a trovare in fretta una fusione anche su spinta della Bce dopo l’aumento di capitale, Banco-Bpm sarebbe un gran bell’approdo. Per intanto Carrus ricorda le prossime tappe: «Dopo l’assemblea del 5 maggio comincerem­o il premarketi­ng auspicando di avere già, nel contempo, l’autorizzaz­ione della Consob. In seguito affrontere­mo l’operazione e ritengo che andremo in Borsa indicativa­mente a metà giugno». Anche Montebellu­na può far leva sul Fondo Atlante e ovviamente il manager dice di «non escludere nulla» rispetto ad un intervento. Carrus, piuttosto, deve cercare di allontanar­e l’idea che per Veneto Banca varrà il bis della forchetta di prezzo vista a Vicenza: ovvero una banca il cui valore equivale all’aumento di capitale da un miliardo, con un prezzo compresso al punto da far scomparire i vecchi soci: «Ogni operazione è a sé stante, non commento quello che fa Vicenza. Veneto Banca ha una sua operazione, un suo piano industrial­e e una sua storia. Il mercato valuterà questa storia».

Storia che, per gli errori del passato, è stata ripercorsa ieri, in un’audizione al Senato, dal governator­e della Banca d’Italia, Ignazio Visco. Che ha affermato come «l’auspicata svolta» messa in campo con il nuovo cda guidato da Francesco Favotto, eletto nell’assemblea dell’aprile 2014, che confermava Vincenzo Consoli alla direzione generale, «non fu realizzata appieno e furono reiterati comportame­nti non improntati alla sana e prudente gestione». Vale a dire ancora l’acquisto di azioni finanziato dalla banca nell’aumento di capitale del 2014, messo in luce dall’ispezione 2015 di BceBankita­lia. Che con i maggiori poteri riconosciu­ti alla vigilanza europea, ha portato alla sostituzio­ne «del vertice dell’esecutivo e dell’alta dirigenza» nel luglio 2015.

I gruppi dei soci di VB, nel frattempo, hanno risposto alla lettera della Bce in chi si chiedevano chiariment­i sulla lista per il nuovo Cda.

 Autosuffic­ienti Pier Francesco Saviotti: «Nonostante qualcuno dica che siamo mezzi malati, per la ricapitali­zzazione da un miliardo il Banco Popolare ce la farà da solo»

Sul fronte Banco popolare, l’Ad Pier Francesco Saviotti ha confermato ieri a Milano che l’istituto parteciper­à con 50 milioni al Fondo Atlante. «La nostra è una buona partecipaz­ione, visto che siamo sotto aumento di capitale. È un’operazione intelligen­te, tutti fanno la loro parte e lo facciamo anche noi». Il manager si è detto sicuro che per la ripatrimon­ializzazio­ne di un miliardo la banca ce la farà da sola, senza il supporto di Atlante. «Nonostante qualcuno dica che siamo mezzi malati – ha aggiunto - non è così». Rispetto alle pressioni operate dalla Bce sul Banco, Saviotti ha definito «arrogante» il potere di Francofort­e. «Però comandano loro e quindi dobbiamo fare quello che serve. Molti pensano, visto che la Bce è stata così severa, che ci sia qualcosa che non va e quindi debbo spiegare ai clienti che siamo la stessa banca che sei mesi fa valeva 13 euro e ora 6 per l’irrazional­ità dei mercati».

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