Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Liliana tradita da una frase «Ha ucciso lei l’operaio»
Marocchino accoltellato, arrestata la donna
CONEGLIANO Ha un nome l’assassina di Medhi Chairi, operaio marocchino, 42 anni, accoltellato a Miane (Treviso). Si tratta di una trevigiana, Liliana Ordinanza, di 27 anni. Fondamentale il ritrovamento dell’Alfa 147 del magrebino, usata dalla 27enne per rientrare a casa dopo un festino nella mansarda di Chairi. Ma soprattutto determinante una confidenza che Liliana avrebbe fatto a un’amica dopo il delitto: «A Miane ho fatto qualcosa di brutto».
CONEGLIANO (TREVISO) «Ho fatto qualcosa di brutto». Parte da una confidenza la svolta delle indagini sull’omicidio del 42enne marocchino Medhi Chairi, ucciso a coltellate all’alba di domenica nel suo appartamento di Miane. A colpirlo con sei fendenti alla schiena, due dei quali mortali, sarebbe stata Liliana Ordinanza, 27enne di Conegliano, fermata martedì nel centro del suo Comune dai carabinieri mentre faceva shopping: aveva con sè le chiavi dell’Alfa 147 della vittima. Ora è in carcere a Venezia, con l’accusa di omicidio volontario. Sabato sera la Ordinanza, già nota alle forze dell’ordine per piccoli reati, era andata a casa di Chairi e con lui aveva fumato crack fino al mattino successivo. All’alba era rientrata a Conegliano guidando l’auto del magrebino, ritrovata lunedì mattina dai carabinieri vicino alla stazione dei treni.
Sentita in due occasioni dagli investigatori, la giovane aveva subito ammesso di esser stata a casa di Chairi quella notte, ma aveva sostenuto di essere scappata dopo aver assistito a una furibonda lite tra lui e un connazionale. Un tentativo di depistaggio che non ha convinto i carabinieri, ai quali un’amica di Liliana ha raccontato che il giorno dopo il delitto lei le aveva confidato di «aver fatto qualcosa di brutto».
Forse una reazione, come la giovane si sarebbe fatta scappare, ad una violenza sessuale. Nessuna ammissione piena comunque finora da parte della Ordinanza, che verrà sentita stamattina dal gip nell’udienza di convalida. Di sicuro domenica è salita sull’Alfa della vittima, parcheggiata sotto l’abitazione di Chairi, dov’è stato ritrovato il coltello da cucina con cui è stato colpito, ed è tornata a Conegliano. Ha girato per la città per un paio d’ore prima di posteggiare l’auto vicino alla stazione, dov’è stata avvistata da alcuni testimoni.
Ora per chiarire quanto accaduto saranno determinanti le tracce lasciate sulla scena del delitto e all’interno dell’auto della vittima, tra cui impronte digitali, tracce di scarpe e mozziconi. L’omicidio, secondo il capo d’imputazione formulato dal pm Barbara Sabattini, non sarebbe stato premeditato, ma un preciso movente non è ancora trapelato. «Stiamo cercando di chiarirlo — spiega il comandante provinciale dei carabinieri, Ruggero Capodivento — ma escludiamo la pista passionale. Altre persone coinvolte? Stiamo facendo le opportune verifiche».
Di sicuro non era la prima volta che Medhi Chairi e Liliana Ordinanza si incontravano. I due si conoscevano e si erano visti anche tra giovedì e venerdì, forse per consumare stupefacenti. L’alterco degenerato nell’omicidio potrebbe esser stato dettato dall’abuso di droghe, ma non è escluso che fra i due ci potessero essere dei conti in sospeso.
Tra le ipotesi al vaglio, ci sarebbe quella di un video compromettente che la 27enne voleva recuperare e che invece il magrebino si era rifiutato di consegnarle. Ieri pomeriggio l’avvocato Luca Dorella, che la difende, ha avuto un lungo colloquio con la sua assistita, scoppiata più volte in lacrime. «E’ molto provata dalla situazione», ha detto il legale, senza preannunciare la linea difensiva che verrà espressa stamat t ina al le 10, durante l’udienza di convalida davanti al gip. «E’ stato raggiunto un risultato importante — dice il procuratore di Treviso, Michele Dalla Costa — ma le indagini non sono ancora concluse».