Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Percorso ad ostacoli per la ricetta Calano gli esami «vietati» ai medici
Risonanze, tac, colesterolo: tra 5 e 10 per cento in meno. Leoni: pazienti non curati bene
Il decreto «appropriatezza del 9 dicembre 2015 pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 20 gennaio impone dei limiti per la prescrizione degli esami
Molti medici, a causa del rischio sanzione, hanno deciso di ridurre le prescrizione di alcuni esami, trovando la protesta dei pazienti.
«Mi fa male la spalla, sono caduto facendo sport. La radiografia non ha dato segni di frattura ma vorrei capire se ho qualcosa. Mi può ordinare una risonanza magnetica?». Da quando il decreto appropriatezza, del 9 dicembre 2015 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 20 gennaio 2016, è la risposta che i pazienti si sono sentiti dire più spesso dai medici di base in questi mesi è stata «no». Niente risonanze e tac a carico del servizio sanitario nazionale ma neanche esami per il colesterolo, esami del sangue per individuare la presenza di allergie o test genetici cui si sottopongono le donne in gravidanza per individuare la presenza di patologie cromosomiche nel nascituro.
Sono solo alcuni esempi delle 203 prestazioni «vietate» e di cui oggi a tre mesi di distanza, si cominciano a vedere i primi riscontri numerici. Nelle Usl della provincia si assiste ad un calo importante degli esami. La tac al torace nell’Usl 12 è scesa del 4% da febbraio 2015 a febbraio 2016, mentre è stato dell’11% il calo delle risonanze magnetiche al collo. Il calo degli esami per il colesterolo è lo stesso che ha registrato l’Usl 10: il 9,3 per cento in meno, in numero assoluto nell’Usl 12 erano stati 18.506 in febbraio 2015, sono stati 16.779 nel 2016 (nell’Usl 10 6139 contro i 5568 di quest’anno). Ma ai pazienti gli esami servono ugualmente. «Gli esami per il colesterolo o i trigliceridi potevano essere prescritti a carico del servizio nazionale solo in caso di paziente proveniente da screening o di paziente a grave rischio di patologie cardiovascolari» spiega Franco Fabbro, medico di medicina generale. E così i pazienti non sapendo più a chi rivolgersi durante la visita specialistica, chiedevano ai medici ospedalieri di sopperire al problema. «Capita spesso — spiega una dottoressa di endocrinologia di un ospedale veneziano che preferisce rimanere anonima — i pazienti non hanno le prescrizioni e chiedono a noi le ricette. Ma non può funzionare così, non siamo noi a doverle fare». La querelle tra medici di base e ospedalieri, che ha origine nelle maglie del decreto legge rischia di ricadere solo sui cittadini. Lo aveva detto anche il presidente della una cura di un mese prima della risonanza magnetica che è di fatto l’unica in grado di individuare l’ernia». Con l’esito che chi aveva i soldi per pagarla la faceva privatamente. «E’ sbagliato il percorso — continua Leoni — certamente le prescrizioni dei medici di base sono da migliorare, ma a definire i criteri devono essere i medici stessi». Intanto in attesa della discussione in Ministero (dove si aprirà un tavolo tra medici di base, medici specialisti e addetti ai lavori) a provare a monitorare la situazione il centro studi dei medici di base ha avviato un’indagine in un campione di un migliaio di medici. Il 41% dice di aver avuto in questi mesi una maggior attenzione nella prescrizione diagnostica e il 10% ha direttamente evitato di prescrivere gli esami citati.
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