Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Soci sconsolati: peggio dei tango bond Ma Zaia fa professione di ottimismo «Credibilità distrutta ma non è la fine»
Di fronte alla distruzione totale del valore delle azioni, i vecchi soci stanno esaurendo gli aggettivi per esternare rabbia e scoramento. «Non c’è limite al peggio, siamo arrivati a zero», dice sconsolato Silvio Fortuna, presidente dell’associazione «Futuro 150», che riunisce molti azionisti provenienti dal mondo delle imprese. E aggiunge, richiamando alla mente uno tra i peggiori incubi dei risparmiatori di qua e di là dell’Oceano: «Persino i tanto vituperati bond argentini, a conti fatti, persero meno delle azioni della PopVi: il 70% del loro valore. Qui ormai siamo arrivati a un processo di sublimazione: dallo stato solido, i nostri titoli sono passati direttamente a quello gassoso. Quale sarà la nostra strategia rispetto all’aumento di capitale? Tenteremo comunque - afferma Fortuna di mettere insieme come associazione almeno un 2,5% del capitale, in modo da avere un po’ di voce in capitolo, ma è chiaro che a queste condizioni diventa ancora più difficile di prima». Altroconsumo, la prima e più diffusa associazione italiana di consumatori, non crede più nelle capacità di ripartenza dell’ex Popolare e consiglia ai correntisti della banca di «migrare altrove», cioè di spostare i propri risparmi e di non aderire all’aumento di capitale. «Se nessun investitore istituzionale argomenta Vincenzo Somma, direttore di Altroconsumo Finanza - è disposto a mettere soldi nella nuova Spa, perché dovrebbero farlo i clienti? E se salta il fondo Atlante, si rischia il bail-in». Francesco Celotto, combattivo rappresentante dell’Associazione tra i soci delle Popolari venete, ha scritto sulla sua pagina Fb: «Suonano come una beffa le parole dell’amministratore delegato Iorio “Poteva andare peggio”. Certo, si poteva anche fallire. E non saprei cosa sarebbe stato peggio per i poveri azionisti».
Intanto sul fronte politico il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti continua a cannoneggiare sulla mancata azione di responsabilità («A Vicenza è stato consumato uno scempio e intanto le settimane passano e, pur non voluto, l’unico vantaggio oggettivo di questo attendismo è che c’è più tempo per spogliarsi di beni personali su cui azionisti e creditori potrebbero altrimenti rivalersi») mentre il governatore Luca Zaia si prende una piccola soddisfazione: «Il fondo Atlante va esattamente nella direzione che avevo indicato nella mia lettera al premier Renzi e al ministro dell’Economia Padoan - ricorda -. In quella lettera, che qualcuno ha letto con sorrisini sardonici, chiedevo esattamente questo, garanzie per le nostre banche». Il futuro? «I movimenti li vedremo solo dopo la quotazione, quando il quadro sarà un po’ più chiaro» ma in ogni caso il governatore fa professione di ottimismo: «Io non penso che la Popolare di Vicenza, così come Veneto Banca, finiranno incenerite. C’è una rete sul territorio, ci sono competenze agli sportelli, c’è un territorio fatto di 600 mila partite Iva ancora bisognoso di una banca di riferimento. Certo, la credibilità è stata distrutta ma ricordate il Banco Ambrosiano? Simbolo del più grave scandalo finanziario nella storia della Repubblica, è stato inglobato da Intesa-San Paolo, il gruppo italiano più solido sul mercato. Io credo che questa sia l’unica strada possibile, l’aggregazione, tra Popolare e Veneto Banca prima e tra queste ultime e un altro istituto poi».