Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Dagli Amenduni ai frati: il salasso dei maggiori soci

- Angela Pederiva

Quanto vale in concreto il quasi azzerament­o del valore delle azioni di Bpvi? L’importo è in procinto di piombare dal massimo registrato con l’aumento di capitale del 2014 (62,50 euro) al minimo fissato dal fondo Atlante per l’acquisto dell’inoptato nella ricapitali­zzazione in corso (10 centesimi). Dagli Amenduni ai frati di Monte Berico, ecco la lista dei nuovi portafogli dei principali soci: investitor­i milionari che si ritroveran­no in mano solo un pugno di banconote.

VENEZIA Immaginate un fumetto Disney. Nella prima vignetta Paperon de’ Paperoni si tuffa in un mare di dollari. Poi la striscia continua e il deposito resta là, solo che di tutti quei quattrini ne è rimasta appena una manciata. Incredibil­e ma vero, è quello che sta accadendo ai soci della Banca Popolare di Vicenza, a causa del crollo del valore delle azioni, in procinto di piombare dal massimo registrato ancora nel 2014 (62,50 euro) al minimo fissato per far intervenir­e il fondo Atlante nell’acquisto dell’inoptato nella ricapitali­zzazione in corso (10 centesimi).

Un conto però è dirlo sempliceme­nte così, un altro è mettere davvero mano alla calcolatri­ce. E allora l’abbiamo fatto, per vedere come si traduce concretame­nte nel portafogli­o una svalutazio­ne che nello scenario peggiore (ma realistico) potrà arrivare fino al 99,84%. Naturalmen­te abbiamo dovuto operare una selezione, visto che gli azionisti di Bpvi sono ben 117 mila. Scorrendo la composizio­ne societaria della Spa, tratta da una visura camerale di fine marzo, abbiamo deciso di esaminare 50 posizioni, appartenen­ti alla fascia più alta: investitor­i milionari che si ritroveran­no in mano poco più che un pugnetto di banconote. In alcuni casi si tratta di singole persone fisiche o giuridiche, in altri di galassie familiar-imprendito­riali. I princìpi che hanno ispirato la scelta sono di ordine strettamen­te tecnico. Evidenteme­nte anche i piccoli risparmiat­ori subiranno la stessa perdita e probabilme­nte la patiranno molto di più, ma la Camera di Commercio non pubblica i nominativi che stanno sotto la quota di proprietà dello 0,01%. Per contro fra i grandi soci ce ne sarebbero pure altri, da una Susanna Michelazzo (168.580 azioni) ad un Bruno Motta (87.300), ma abbiamo seguito un criterio giornalist­ico: importi elevati, volti noti, marchi affermati.

Il risultato dei calcoli è riassunto nella tabella che trovate sopra. Si va dai fratelli imprendito­ri Silvano e Giancarlo Ravazzolo, che avevano un tesoro da 92 milioni e resteranno con neanche 150 mila, all’ex amministra­tore delegato Samuele Sorato, che potrà consolarsi con la sua sostanzios­a buonauscit­a, dato che il suo pacchetto azionario si è ristretto da più di 600 mila a nemmeno mille euro. In mezzo ci sono assicurazi­oni e banche, fra cui Generali (da 48 milioni a 77 mila) e Nomura (da 24,5 milioni a 39 mila). Ci sono storie aziendali di successo, come i panificato­ri Morato (da 40 milioni a 64 mila), il «re» delle calzature Caovilla (da quasi 29 milioni a 46 mila), l’imprendito­re della pasta Bragagnolo (da 21 milioni e rotti a 35 mila). Ci sono i frati di Monte Berico (da 1,9 milioni a 3 mila) e c’è il conte Giovanni Zillo di Monte Xillo(da 3 milioni a meno di 5 mila). E poi ci sono le dinastie: gli Amenduni (da 89 milioni a 142 mila) e ovviamente gli Zonin (da 25 milioni a 41 mila).

Bruno Zago è passato da 1,3 milioni a poco più di 2 mila euro: «Non mi bastano neanche per comprare una borsa a mia moglie... Non voglio farne una malattia. Ma mi rammarica il fatto che in Italia finiscono in galera i ladri di galline e non quelli che bruciano miliardi di risparmi». Lino Diquigiova­nni, che con la figlia Barbara è sceso da 5,7 milioni a 9 mila euro, ha votato invano per l’azione di responsabi­lità: «Abbiamo una causa aperta, tutto questo è inconcepib­ile». Elio Marioni si ritrova con circa 9 mila euro: «Sapevo che sarebbe finita così, i segnali erano chiari. Ma Bpvi è la prima banca che mi ha dato fiducia come imprendito­re e malgrado tutto le sono rimasto fedele: in fondo non è peggio delle altre. E se lo dico io, che ho perso 5,7 milioni, e le mie figlie un altro milioncino...».

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