Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Vendo il Mein Kampf e adesso ospito Riina»
Il 29 aprile il primo incontro pubblico. E i docenti del Bo si dividono
Salvuccio Riina ha trovato la libreria dove presentare (il 29 aprile) il suo controverso libro. E’ la «Nexus» di Padova, dov’è al «confino». «Ho venduto il Mein Kampf di Hitler dice il titolare ghanese - non censuro nessuno».
PADOVA Dopo tanto girovagare, Giuseppe Salvo Riina ha trovato casa. Nel senso di una libreria disposta a presentare il libro in cui racconta che suo padre, il «capo dei capi» Totò Riina, conduceva un’esistenza come tante altre, almeno tra le mura domestiche: l’evento si terrà venerdì prossimo alla «Nexus» di Padova, dove il titolare Frank Afrifa ha accettato la proposta dell’editore trevigiano Mario Tricarico e dunque ospiterà «Salvuccio».
L’annuncio arriva dopo l’intervista (contestatissima) con Bruno Vespa a «Porta a porta» che aveva sollevato un’ondata di polemiche, tanto da finire sul tavolo dell’Agcom con l’accusa di aver violato il contratto di servizio con la Rai, e dal rifiuto della Feltrinelli, che aveva negato la sala di Padova per presentare «Riina family life».
Le altre librerie padovane si erano affrettate a dichiarare che non avrebbero ospitato la presentazione, ritirando il titolo dalle vetrine. Ma Riina jr, condannato ad otto anni e dieci mesi per associazione mafiosa, ci teneva a presentare il libro nella città dove vive (in libertà vigilata) dal 2012 e alla fine ha trovato la persona giusta. Frank Afrifa, titolare della «Nexus» da tre anni, è ghanese, ha 35 anni, ha studiato integrazione europea a Padova e ha un permesso di soggiorno a lungo termine.
«Non conosco bene la storia della mafia, devo ancora leggere il libro e non so chi sia questo signore – ammette -. Il mio mestiere è vendere libri, sto facendo solo il mio dovere: nel 2016 è assurdo parlare ancora di censura, non siamo più nel Medioevo. Se presentare questo libro fosse un reato mi fermerei subito, ma la questura mi ha rassicurato: non ho intenzione di promuovere la mafia, se questa persona infrange qualche legge se ne occuperanno i magistrati».
Il negozio è molto piccolo, il libro è già in vetrina: «In passato ho esposto anche il Mein Kampf, ne ho vendute molte copie e non ha mai protestato nessuno – assicura Frank -. La presentazione sarà un’occasione di confronto, il pubblico potrà fare domande e anche contestare l’autore. Spero solo che non ci siano proteste violente, sono un po’ preoccupato». La libreria, piena di testi universitari e molto frequentata dagli studenti, si trova a due passi dal dipartimento di Studi linguistici e letterari.
E la presentazione divide i docenti del Bo: «Che il figlio di Totò Riina scriva un libro può non piacere, ma fa parte della democrazia – afferma Michele Cortelazzo, ordinario di Linguistica -. La presentazione però si inserisce in una strategia di propaganda che minimizza il fenomeno mafioso, avrei preferito che a Padova non succedesse. E chi sente la ferita della mafia può restare a casa, lasciando soli il presentato e il presentatore». «Chi decide di promuovere questo libro lo fa con scopi di visibilità legittimi ma senza coscienza civile – dice Stefano Allievi, docente di Sociologia -. Ad ogni modo il nostro tempo è prezioso e ci sono molti modi migliori per impiegarlo».
«Non sono scandalizzato – ribatte invece Vincenzo Romania, sociologo -. Per quanto negativo, Riina è un personaggio rilevante della nostra storia recente: l’importante è che non si faccia revisionismo. Sembra che dare voce a Riina sia un oltraggio alla memoria di Falcone e Borsellino, la verità è che in Italia non siamo abituati ad ascoltare queste voci».