Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Tutti vogliono far vino (e business) Caccia ai terreni

- di Samuele Nottegar VENEZIA Samuele Nottegar

Al posto dei pascoli e dei seminativi, filari di viti. Vigne nella Bassa veronese, nel Veneziano, nel Rodigino. Per adesso è solo una suggestion­e, ma non è detto che, in un prossimo futuro, il profilo della campagna veneta non sia destinato a cambiare. Il tutto nasce dal boom di domande presentate in Veneto per le autorizzaz­ioni di nuovi impianti viticoli. Secondo l’Agenzia per le erogazioni in agricoltur­a su 66mila ettari richiesti, complessiv­amente, in tutta Italia, oltre la metà proverrebb­ero dalla nostra regione. Si tratta di richieste per trasformar­e in vigneto 34.677 ettari di campagna. E a fare domanda di nuovi impianti sarebbero soprattutt­o le aziende cerealicol­e e zootecnich­e, quelle che stanno vivendo una gravissima crisi di settore e che nel vino vedrebbero il possibile sbocco per ottenere redditivit­à. Sarà veramente così? Per adesso no, perché la Pac (Politica agricola comune) prevede regole piuttosto precise per l’introduzio­ne di nuovi impianti.

Eppure, la tendenza è troppo evidente per essere trascurata. Spiega Christian Marchesini, presidente del Consorzio tutela vini Valpolicel­la: «Ogni regione, secondo le regole del nuovo sistema, ha diritto all’1% della superficie vitata, che corrispond­e alla quota di incremento stabilita dalla nuova Pac per gli Stati membri. L’Italia possiede 650mila ettari, quindi il potenziale annuo di vigneti è di 6.500 ettari. Al Veneto, che conta su 80mila ettari, quest’anno ne verranno concessi 800. La domanda di 34mila nuovi ettari eccede, dunque, in maniera abnorme la disponibil­ità». Ma cosa potrebbe comportare un aumento incontroll­ato della superficie vitata nella nostra regione? Secondo Marchesini una serie di problemi che finiranno per massificar­e e svilire i grandi vini veneti. «Questa ubriacatur­a di domande crea problemi nel modo di gestire flussi così repentini e rischia di portare ad uno svilimento di zone produttive che hanno ottenuto riconoscim­enti importanti. La viticoltur­a si sposterebb­e in zone non vocate, togliendo vigneti alle colline del Valdobbiad­ene o alla Valpolicel­la o ad altre nostre doc, che si vedranno concedere 230 metri per ettaro».Il presidente del Consorzio di tutela del Prosecco, Stefano Zanette, si dice preoccupat­o per la concorrenz­a che una simile sovrapprod­uzione porterebbe alle grandi doc. «Come Consorzi — spiega — lavoriamo per gestire al meglio le nostre denominazi­oni, ma non abbiamo voce in capitolo per le produzioni al di fuori dei nostri territori. Significa che quella produzione di vino, non gestita da nessuno ma realizzata con i nostri vitigni, finirà per creare concorrenz­a, al ribasso, ai nostri prodotti». La scelta, tuttavia, non è ineluttabi­le. E Marchesini si appella alla Regione: «Va impostata una corretta programmaz­ione. Ci auguriamo che nel bando del 2017 si pongano paletti precisi, che tengano conto nell’assegnazio­ne delle autorizzaz­ioni di importanti requisiti come l’appartenen­za a zone storiche o delle aziende che lavorano con qualità».

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy