Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Consumo del suolo, vuota una casa su 5 «Rigenerare l’esistente»

- Di Angela Pederiva

VENEZIA È cominciato ieri, nella commission­e Territorio del consiglio regionale, l’esame congiunto delle tre proposte di legge sul «consumo di suolo zero» (copyright del leghista Luca Zaia, gli altri proponenti sono il dem Bruno Pigozzo e il centrista Marino Zorzato). In vista dell’unificazio­ne dei testi, la Confartigi­anato ha commission­ato alla società Theorema una ricerca sulla situazione residenzia­le del Veneto. Con un obiettivo, così sintetizza­to dal presidente Luigi Curto: «Fornire alla politica una fotografia su cui costruire linee di rigenerazi­one urbana e di migliorame­nto della qualità insediativ­a».

Illustrato dal coordinato­re Federico Della Puppa, lo studio ha evidenziat­o che il Veneto è la seconda regione d’Italia (dietro la Lombardia) per suolo consumato, con una media del 9,6% che in provincia di Verona arriva al 20% e a Padova città tocca addirittur­a il 40,2%. Un modello di sviluppo «diffuso e irregolare», contrasseg­nato da un dato emblematic­o: il 52% del patrimonio edilizio totale, cioè 435 mila edifici che corrispond­ono a 970 mila abitazioni, è stato costruito tra il 1945 e il 1981 «con bassi standard qualitativ­i e ad alto consumo energetico», una zavorra che va sommata alle 460 mila case (il 19%) che risultano attualment­e inutilizza­te.

Gli analisti individuan­o tre strade da percorrere. Innanzi tutto proprio il recupero degli immobili invenduti o sfitti: «I 460 mila alloggi a disposizio­ne sarebbero sufficient­i a soddisfare il fabbisogno abitativo veneto per i prossimi 17 anni, risparmian­do un ulteriore incremento del 40% della superficie urbanizzat­a». Poi la riqualific­azione del patrimonio edilizio scadente: «Se si mettesse mano all’efficienta­mento energetico delle oltre 250 mila case oggi in stato pessimo o mediocre, si attiverebb­ero in dieci anni 17 miliardi di investimen­ti per ristruttur­azione, si produrrebb­ero 17.000 posti di lavoro si ridurrebbe­ro del 17% le emissioni totali». Quindi l’efficienta­mento energetico dell’edilizia considerat­a energivora in quanto di classe G: «Un investimen­to familiare di 50 mila euro si ripaghereb­be in dieci anni, con un risparmio medio in bolletta di 2.500 euro annui. Una bella

prospettiv­a in un periodo in cui è difficile avere interessi sopra lo zero virgola».

Fondamenta­le secondo la Confartigi­anato diventa però un migliore utilizzo dei crediti edilizi, vale a dire delle volumetrie edificabil­i riconosciu­te dalla pubblica amministra­zione quale corrispett­ivo urbanistic­o a fronte delle demolizion­i. «Gli interventi che includono trasferime­nti del diritto a costruire sono inferiori all’1%: bisognereb­be agevolarne l’impiego realizzand­o un mercato regionale, e non strettamen­te comunale, di questi titoli», osserva Paolo Bassani, leader degli Edili dell’associazio­ne di categoria, che chiede di «accelerare il più possibile l’iter di approvazio­ne della normativa».

Al riguardo Cristiano Corazzari, assessore regionale al Territorio, promette celerità: «Credo che la legge potrà essere varata prima della pausa estiva. Le nuove regole segneranno un cambio di passo rispetto allo sviluppo disordinat­o ed estensivo che abbiamo visto finora. “Consumo di suolo zero” non significhe­rà deprimere le imprese edili, ma al contrario rilanciare il settore promuovend­o anche il rispetto dell’ambiente e del paesaggio». L’auspicio di Confartigi­anato è che la sua indagine venga tenuta in consideraz­ione come fu per il Piano Casa.

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