Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Refrontolo, ci sono quattro indagati

- REFRONTOLO (TREVISO)

«Quel tendone non doveva stare lì». Intendendo cioè l’area prospicien­te il greto del fiume Lierza le cui acque, nella notte del 2 agosto 2014 hanno travolto e spazzato via la vita di Giannino Breda, Maurizio Lot, Luciano Stella e Fabrizio Bortolin. È per questo motivo che la procura di Treviso ha iscritto sul registro degli indagati quattro persone per la tragedia di Molinetto della Croda: il sindaco Loredana Collodel, l’architetto Leopoldo Saccon e il geologo Celeste Granziera che hanno firmato il Piano di Assetto del Territorio e il presidente della Pro Loco Valter Scapol. Su di loro grava l’ipotesi di reato di omicidio colposo plurimo e disastro colposo, per la tragica fine della «festa dei omi», travolta dalle acque ingrossate del fiume che hanno sommerso per decine di metri l’area antistante, spazzando via tutto: il tendone dove si stava svolgendo la festa organizzat­a da Maurizio Bernardi proprio al Molinetto grazie alla disponibil­ità della Pro Loco. La responsabi­lità degli indagati, secondo la procura, sta tutta nella decisione di autorizzar­e l’installazi­one nell’area vicina al greto del fiume Lierza, di quella tensostrut­tura che ogni anno ospitava una sagra ma che è volata via come un fiore al vento quando le acque si sono ingrossate per un improvviso temporale che si era abbattuto a monte. «Siamo convinti che in quell’area non avrebbe dovuto essere autorizzat­a nessuna manifestaz­ione perché c’era un concreto rischio di esondazion­e», spiega il procurator­e Michele Dalla Costa. Nessuno degli indagati ha ancora ricevuto l’avviso di garanzia. Sorpresa il sindaco Loredana Collodel, che, eletta appena pochi mesi prima della tragedia, non aveva partecipat­o alla redazione del Pat: «Sinceramen­te mi ha meraviglia­to, ma ho fiducia nel lavoro della magistratu­ra» commenta. Insieme a lei a rispondere i sono l’architetto Leopoldo Saccon e il geologo Celeste Granziera: «Dell’indagine e di quello che mi si contesta ancora non so nulla. Per ora posso solo dire che in vita mia, non solo a Refrontolo, ho sempre fatto tutto con scienza e coscienza». (m.cit.)

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