Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Maxi-multa di Consob Azioni e fondi esteri, le 24 accuse di Bce
Da un lato la Consob, che ha avviato una maxi-multa dopo dieci mesi di ispezione, addirittura con sei procedimenti sanzionatori. Dall’altro il durissimo dettaglio dei 24 rilievi che Bce ha formalizzato il 14 marzo, dopo le ispezioni del 2015, con giudizi durissimi sul collegio sindacale, la cui attività è definita «scarsa», e sul consiglio d’amministrazione definito «inefficace», con la «metà dei consiglieri» ancora dell’attuale, «che sono tra i destinatari - recita il prospetto informativo all’aumento di capitale - dei rilievi formulati dalle autorità di vigilanza». Sia per il cda che per il collegio sindacale Francoforte chiede il rinnovo.
Ci sono i riflessi anche di questi documenti nel prospetto all’aumento di capitale di Popolare di Vicenza. Che dà conto dei dieci mesi d’ispezione di Consob, tra aprile 2015 e febbraio 2016, sugli aumenti di capitale 2013 e 2014. Le contestazioni sono estese: vanno dalla contestazione dei comportamenti nel collocamento degli aumenti di capitale, agli ordini di vendita delle azioni, fino al processo di definizione del prezzo delle azioni, fino alla diffusione di dati non veritieri in uscita dagli aumenti di capitale. Lo stesso prospetto dice che le multe «potrebbero avere un impatto negativo significativo in termini reputazionali». In più lo stesso prospetto fa balenare che le conclusioni possano essere utilizzate nei procedimenti penali e civili.
Contestazioni in continuità con quelle espresse da Bce. A scorrerei 24 rilievi fatti arrivare a marzo a Vicenza, in uscita dall’ispezione 2015,le accuse sono enormi. Cda, l’ex direttore generale Samuele Sorato, comitato rischi e collegio sindacale sono accusati di non aver attuato procedure corrette nella definizione del prezzo azioni, nella sottoscrizione degli aumenti di capitale, nella compravendita azioni col fondo acquisto azioni proprie, negli investimenti nei fondi lussemburghesi a «esposizione ignota» , che alla fine avevano reinvestito per 50 milioni in azioni Bpvi. «Oltretutto - si legge nel prospetto - sebbene non ci siano prove conclusive circa un attivo coinvolgimento del direttore generale, alcuni fenomeni diffusi e significativi (cioé l’attività di finanzaimento delle azioni proprie, l’emissione di lettere d’impegno) può essere compresa solo alla luce della direzione e coordinamento dello stesso direttore generale». E ancora: «In aggiunta, quest’ultimo insieme all’allora responsabile direzione finanza (Andrea Piazzetta, ndr) è stato responsabile per la decisione di investire nei fondi a esposizione ignota» .
E poi gli aumenti di capitale 2013 e 2014 «ottenuti anche con una significativa e diffusa attività di concessione di prestiti», così come la pratica «sistematica» di finanziamenti anche sul mercato secondario». Le accuse si spingono anche sulla controllata irlandese Bpv Finace International che ha prestato «forme indirette di prestito dedicate all’acquisto di azioni proprie»: il prospetto cita le azioni acquistate da Consorzi Agrari, Marchini group e Zeta per 104 milioni. Situazione che ha poi portato Bce a chiedere apertamente la chiusura della filiale irlandese, lquidita ora da Vicenza. E poi il fondo acquisto azioni proprie che va sotto pressione tra gennaio 2013 e dicembre 2014: a fronte di acquisti per 572 milioni, le richieste di vendita balzano a un miliardo di euro, con 15 mila ordini mentre i tempi d’attesa balzano a 525 giorni. E poi un ulteriore dato abnorme: nel rilievo 1o si legge che negli aumenti di capitale 2013 e 2014 Bpvi non ha condotto test conformi alla Mifid su 29.044 sottoscrittori per un ammontare di 181 milioni con potenziali rischi legali per 492 milioni sui testi di appropriatezza sulle sottoscrizioni di 29 mila azionisti.
Mancano 13 giorni all’assemblea degli azionisti di Veneto Banca di giovedì 5 maggio prossimo, a Marghera, ai quali se ne devono togliere cinque fra festivi e prefestivi, ma chi abbia i requisiti per parteciparvi non ha ancora ottenuto il formale diritto a presenziare. Non essendo più sufficiente l’essere socio, come fino all’ultima assemblea da banca popolare, in cui bastava presentarsi con un documento di ammissione inviato per posta nelle case di 88 mila persone, oggi occorre ritirare personalmente l’attestazione agli sportelli del gruppo i quali, però, non ce l’hanno. È la situazione denunciata ieri contemporaneamente dai due comitati di azionisti che fanno capo a Matteo Cavalcante («Per Veneto Banca») e Giovanni Schiavon («Associazione degli azionisti di Veneto Banca») i quali hanno annunciato un ricorso alle «autorità competenti chiedendo di intervenire quanto prima per proteggerci da comportamenti non più tollerabili». Schiavon, in particolare, ha inviato anche una lettera a tutti gli aderenti della sua sigla parlando di «un grave disservizio, forse incompetenza o magari un goffo tentativo di rendere più complicata la partecipazione all’Assemblea». Un problema che non esiste, invece, per la Banca, la quale in serata ha comunicato che da oggi metterà a disposizione in tutte le filiali il documento per partecipare all’assemblea, facendo presente di operare nel totale rispetto dei termini di legge. Il voto, naturalmente, è quello per il rinnovo del Cda che in questa tornata si concretizza in una vera sfida fra due liste. La lista di candidati scelti dalle associazioni di azionisti è ufficialmente in campo come alternativa a quella presentata da Veneto Banca per il rinnovo del cda del 5 maggio. I 15 nomi, l’economista Stefano Ambrosini in testa, sono stati pubblicati ieri nel sito dell’istituto. L’annuncio arriva dall’ultima assemblea organizzata dalle due associazioni alleate. «Il 12 aprile è giunta la comunicazione della Bce che ci identifica quale soggetto idoneo da cui possa derivare l’esercizio concertato del voto» spiega Marika Lion, coordinatrice dell’associazione azionisti. Il vertice con i soci è servito per presentare le due liste e lanciare l’indicazione di voto in favore di quella alternativa. «Abbiamo l’occasione di far valere i nostri diritti. La parola chiave è indipendenza» è l’appello di Matteo Cavalcante, presidente di Per Veneto Banca. Riferimento chiaro alla presenza nella lista avversaria di ben cinque rappresentanti dell’attuale Cda, tra i quali Pierluigi Bolla e Cristiano Carrus. (g.f/n.z.)