Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
I finanziamenti al Cda: scontro sulle cifre
«Nel 2015 a Zonin 48 milioni». L’azienda vinicola: «Sbagliato, sono 30»
Il 6 agosto 2015 fu una giornata torrida, martellata dall’anticiclone africano Acheronte. Una giornata impegnativa, per il consiglio d’amministrazione della Popolare di Vicenza, che in un sol colpo deliberò 48 milioni di euro di finanziamenti a favore del suo presidente, Gianni Zonin, e delle società che fanno riferimento alla sua famiglia, dalla casa vinicola che è il cuore dell’impero di Gambellara alla Tenuta Ca’ Bolani di Aquileia, dal Castello d’Albola nelle terre del Chianti al Castello del Poggio alle porte delle Langhe. Poche settimane dopo, il 22 settembre, la Guardia di finanza busserà alla porta della banca. Esattamente due mesi dopo, il 23 novembre, Zonin lascerà il timone della Popolare, dopo vent’anni sulla tolda.Il resto è storia recente.
A sfogliare le settecento-e-più pagine del prospetto informativo depositato giovedì presso la Consob (che l’ha approvato), in vista dell’imminente sbarco in Borsa dell’istituto di credito, si apprende che quei 48 milioni sono soltanto una parte dei 233 milioni 386 mila euro che nell’ultimo anno, l’horribilis 2015, la Popolare ha messo a disposizione dei componenti del suo consiglio di amministrazione e del suo collegio sindacale dell’epoca. Tecnicamente si chiamano «rapporti con parti correlate» e portano con sé un rischio evidente, quello per cui, citiamo dal prospetto, «la vicinanza di taluni soggetti possa compromettere l’oggettività e l’imparzialità delle decisioni relative alla concessione di finanziamenti e ad altre operazioni nei confronti di tali soggetti, con possibili distorsioni nel processo di allocazione delle risorse ovvero esposizione della banca a rischi non adeguatamente monitorati e presidiati, nonché potenziali danni per depositanti ed azionisti». Insomma, si rischiano favoritismi a tutto danno dell’istituto, perché chi deve decidere se dare è lo stesso che chiede di avere e per questo Consob e Bankitalia pretendono che tutto si svolga con la massima trasparenza. Nel 2012 la Popolare di Vicenza ha adottato un regolamento ad hoc per gestire questo tipo di situazioni e «assicurare il rispetto dei limiti prudenziali per le attività di rischio nei confronti dei soggetti collegati», un regolamento che è stato ritoccato assai di recente, il 22 marzo scorso, «con la riformulazione di alcune disposizioni - citiamo sempre il prospetto - suggerita da esigenza di maggior chiarezza e miglior coordinamento».
Ora, a voler sommare tutte le cifre elencate al capitolo «Principali rapporti patrimoniali con parti correlate», se ne ricava un risultato sorprendente, 429 milioni di euro, ma in realtà fuorviante, perché di anno in anno gli stessi affidamenti vengono semplicemente rinnovati, per somme pressoché identiche. Ma anche facendo riferimento all’ultimo esercizio, il 2015 appunto, i numeri vengono contestati dando vita ad un curioso contenzioso sulla veridicità del prospetto. Dalla Casa Vinicola Zonin, ad esempio, fanno sapere che l’esposizione complessiva del gruppo verso la Popolare, al primo marzo, non è affatto di 48 milioni «ma di circa 30 milioni, di cui 21,5 milioni di affidamenti a breve e 8,8 milioni di affi- damenti a medio e lungo periodo, utilizzati per 19 milioni». A questi si somma poi la posizione personale di Gianni Zonin, per 2,4 milioni. Anche il presidente di Confindustria Veneto Roberto Zuccato, che pure compare nell’elenco con 1,8 milioni ed è a tutt’oggi componente del cda della Popolare, bolla il prospetto come «confusionario», dal momento che non specifica i rinnovi degli affidamenti ma accomuna sotto un’unica denominazione, «finanziamento», rapporti diversi. «Si tratta di semplici fidi di cassa, accordati di anno in anno ad esempio per l’anticipo delle fatture, in buona parte non utilizzati - afferma Zuccato -. La mia azienda, la Ares Line, ne ha una decina in altrettante banche, tutti dello stesso importo, 2 milioni circa».
Ad ogni modo, sempre nel 2015, e sempre stando al prospetto, il cda della Popolare ha deliberato un finanziamento di 17,4 milioni alla San Marco srl in cui il neo presidente del collegio sindacale Paolo Zanconato (nel 2015 semplice membro del collegio) «deteneva un interesse significativo», 1,7 milioni alla Dicra spa del neo presidente Stefano Dolcetta, 1,3 milioni alla AVM Associati, società controllata dall’ex membro del consiglio di amministrazione Giovanna Dossena, 23,3 milioni al suo collega in cda Giovanni Fantoni (divisi tra l’omonima spa, Novolegno spa e La-Con spa) e 37,3 milioni a Nicola Tognana, pure lui seduto nel consiglio di amministrazione (le delibere, in quest’ultimo caso, sono state approvate tutte il 15 dicembre, a beneficio di Tegolaia srl, Industrie e fornaci spa, Camping Garden Paradiso e Centro vacanze Prà delle Torri, tutte indirettamente controllate da Tognana). Cattolica Assicurazioni e le società che gravitano nella sua galassia, tutte sottoposte a «notevole influenza» della Popolare, hanno avuto nel 2015 finanziamenti per 102 milioni.
Andando indietro negli anni, al 2014 e prima ancora al 2013, molti di questi nomi si ritrovano (Zonin e Dossena su tutti, ma anche Tognana e Fantoni) ed altri di nuovi se ne incontrano. Come quello del neo presidente di Confindustria Vicenza Luciano Vescovi (la sua Impresa Vescovi Antonio srl ottenne dalla Popolare 1,3 milioni quando lui era nel cda) o quello del suo predecessore, Giuseppe Zigliotto, che pure sedeva nel cda: «La mia Zeta srl ha ricevuto 14 milioni? Ora il debito è ridotto a 1,5 milioni - attacca - sono presente in 11 aziende, in alcune senza ruoli operativi: se queste hanno avuto rapporti con la Popolare, o ce li ha avuti mio fratello Gianmarco (5,4 milioni, ndr), devo finire sempre di mezzo io? Ora basta, ci trattate peggio degli stragisti del Bataclan».
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