Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
In un documentario i veleni del Fratta «Questa è la nostra Terra dei fuochi»
«Vivere qui è come essere seduto sopra un tumore». La frase è lapidaria. A pronunciarla è Sergio Gobbi, un signore morto di tumore dopo oltre due anni di lotta col male. Nato, cresciuto (e avvelenato) all’0mbra del fiume Fratta, nella zona più colpita dall’inquinamento da Pfas, quel «triangolo della morte» delle province di Vicenza, Verona e Padova a cui Alessio Padovese, regista quarantenne di Camposampiero, attivista 5Stelle,ha dedicato una delle storie più toccanti di Bandiza, il suo film documentario sull’inquinamento «da terra dei fuochi» del Veneto. Il documentario, uscito lo scorso anno, è stato tagliato e rimontato (con l’aggiunta di una toccante colonna sonora) all’inizio dell’anno e ora il regista gira il Veneto incessantemente per farlo vedere e per far conoscere la storia, anche, di Sergio, che chiude il film. «Sergio ha vissuto lì per 40 anni - spiega Padovese - dall’infanzia alla maturità e racconta la sua storia con esempi atroci». L’acqua del Fratta bianca e nera, le palpebre che la mattina si dovevano inumidire con la saliva altrimenti gli occhi non si aprivano, una puzza irrespirabile per le concerie vicine. E quel senso di morte che aleggia in tutta la terra. Quando Sergio si ammala si ammalano altre 7 persone vicino a lui: «E nessuno beve - dice Sergio nel film - siamo malati di inquinamento». Perché quella, spiega Padovese, «è uno dei territori più sotto esposizione di tutto il Veneto, lì c’è di tutto: l’inceneritore, i Pfas, le Pm10, i mangimifici, la Veronesi, il Chiampo, le discariche, gli allevamenti intensivi. A quel territorio lì la terra dei fuochi gli fa un baffo». Padovese parla per dati «tutti scaricabili dai siti dell’Arpav, della Regione, eppure quando vede il film la gente esce sconvolta, non ci credono». La realtà è dura da mandare giù. Padovese sceglie un bimbo, il suo alter ego, a cui consegnare un appello accorato: «Ditemi che non sarà sempre così», dice il bambino nel finale. E nel sottofondo il rombo dei camion è insopportabile. Come insopportabile è il messaggio che ci lascia.