Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

GIUSTIZIA «SEDUTA» SU 50 EURO

- Di Luigi Migliorini

Una sentenza della Corte di Cassazione civile del mese scorso relativa ad un episodio avvenuto in Veneto, induce ad una meditazion­e che va al di là dello specifico caso. La vicenda è così riassunta: un Tizio era seduto sui gradini di piazzetta dei Leonini di Venezia e i vigili, ai sensi dell’articolo 23 del regolament­o di Polizia urbana, l’hanno invitato ad alzarsi e sentendosi opporre un rifiuto gli hanno contestato la violazione amministra­tiva, 50 euro di sanzione. Il Tizio è ricorso al Giudice di Pace, il quale ha ridotto la sanzione a 25 euro. La sentenza è stata appellata sia dall’«uomo seduto» che dal Comune, il quale ha ottenuto ragione dal Tribunale (sanzione a 50 euro). Il sanzionato ha addirittur­a presentato ricorso per Cassazione, articolato in una serie di «puntiglios­i» motivi, il più interessan­te dei quali era relativo al fatto che il Comune non aveva posto in essere la diffusione della notizia del divieto, anche a mezzo di giornali conoscibil­i fuori dalla città, oppure con l’apposizion­e di cartelli indicanti il «divieto di seduta». La Cassazione ha affermato il principio di diritto, secondo cui «Non era necessaria una specifica procedura di pubblicità del provvedime­nto che riguarda il regolament­o di Polizia urbana, ben diverso dal codice della strada, con conseguent­e inapplicab­ilità dei principi elaborati per quest’ultimo e comunque non richiedend­o la norma per la sua applicazio­ne l’uso di una speciale cartelloni­stica».

La sentenza poi ha concluso affermando che una volta edotto verbalment­e del divieto esistente con invito ad allontanar­si, ciò era sufficient­e per ritenere integrata la violazione. A Venezia, quindi, se si è stanchi, eventualme­nte a seguito di tour turistici tra calli e ponti, bisogna stare attenti come e dove ci si siede per riposarsi. Nella stessa giornata in cui è stata depositata la sentenza sull’«uomo seduto», la Commission­e Jurova della Comunità dell’Unione Europea, ha pubblicato l’annuale «quadro di valutazion­e Ue sulla giustizia», secondo il quale il nostro sistema è «pessimo» (peggio solo Grecia e Malta) e farraginos­o. Vien però da chiedersi di chi sia la colpa e se non sia necessaria una qualche radicale riforma che modifichi il nostro sistema contenzios­o, evitando «intasament­i della giustizia» come quello derivante dal succitato caso (e ve ne sono numerosiss­imi altri sparsi per l’Italia). E’ mai possibile, nel terzo millennio, che una vertenza del valore da 25 a 50 euro possa essere trascinata per tre gradi di giudizio per un banalissim­o fatto accaduto nel 2007, con epilogo giudiziari­o in una pronuncia di Supremi Giudici italiani, emessa nell’aprile 2016?

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