Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
PIAZZE INVASE IN TUTTA LA REGIONE
Claudio Bisio ci ha costruito addirittura un monologo teatrale: ma come può nonna papera cucinare il tacchino, cioè sbafarsi suo cugino? La risposta è nelle code viste ieri davanti ai banchetti dei mercati agricoli e di «Campagna amica» scelti da Coldiretti in tutto il Veneto per celebrare la prima «Giornata nazionale della carne», lanciata in risposta ai timori ingiustificati nati da un frainteso alert dell’Oms sulla correlazione tra l’«oro rosso» e il cancro(leggi articolo sotto). Sulla paura e sullo sbandierato e generico amore per gli animali ha stravinto la gola e allora tutti in fila a comprarsi succulenti pezzi di bovino con il cane al guinzaglio e i bambini stretti ai pelouches di spezzatino; la gamba in tavola si trasforma in ossobuco, magari impanato o con le verdure. E il posteriore? Un trionfo di bistecche da leccarsi i baffi. L’orgoglio della carne.
«E’ un valore aggiunto — afferma Lombardi — soprattutto quella italiana, allevata secondo i criteri di massima tracciabilità e sicurezza. Il progresso è tornare indietro, cioè lasciare i mega allevamenti industriali con migliaia di capi, i cicli intensivi e la sovrapproduzione per ridiventare piccoli. Come abbiamo fatto io, due colleghi di Padova e uno di Treviso: ora la mia azienda conta 120 vacche fattrici, non sottoposte a fecondazione artificiale ma naturale con i nostri tre tori, e 150 vitelli all’ingrasso, lasciati fino a 8 mesi con la madre, che li allatta. Poi li alimentiamo con frumento, soia, grano e orzo di produzione veneta e da giugno a settembre li facciamo pascolare sulle malghe. Rispettiamo il ciclo naturale e vendiamo al consumatore, nei mercati agricoli e di campagna, non ai ristoranti o ai negozi. E proponiamo tagli già preparati e senza conservanti o altri componenti, che si possono tenere in frigo 15/20 giorni, senza bisogno di surgelarli». E i prezzi? Medi: 12 euro al chilo per gli hamburger, 16 per le bistecche più pregiate, 20 per le costate sgrassate e senza osso.
«I nostri bovini sono allevati in condizioni ottimali — assicura Giovanni Pasquali, direttore di Coldiretti Padova — le vacche da latte riposano su materassini, in spazi maggiori degli standard minimi, e d’estate possono contare su stalle refrigerate e doccette. Poi è ovvio, come in tutto ci vuole buonsenso: è chiaro che se uno mangia ogni giorno un chilo di carne può mettere a rischio la salute, ma un consumo ragionevole è necessario a raggiungere il giusto apporto proteico». «La nostra è un’operazione verità sulla carne made in Italy e sul suo primato in termini di qualità e sostenibilità ambientale — aggiunge Martino Cerantola, presidente regionale dell’associazione di categoria —. Ed è anche un invito a fare acquisti consapevoli e a non cadere in mode estreme».