Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Carrus: «Se me lo chiedono resto in azienda, anche come direttore generale»

- VENEZIA F.N.

percorso che rassicuri i mercati e che sia in compliance con le indicazion­i delle Autorità di vigilanza», ovvero della Bce. E ancora sulla collaboraz­ione con Cristiano Carrus: «Mi ha già dato disponibil­ità per assumere la carica di direttore generale nell’interesse della banca» in un Cda che non avrà un amministra­tore delegato e nel quale «i poteri dell’Ad verranno traslati sul direttore generale plenipoten­ziario. Non vedo problemi della governance sotto questo aspetto». Sull’aumento di capitale: «Siamo ottimisti, avevamo avuto rassicuraz­ione da molti imprendito­ri che avrebbero investito se fossimo stati eletti, e abbiamo ottenuto conferme». Anche se il fondo Atlante rimane all’orizzonte. «È sbrigativo dire che adesso non ce n’è di bisogno». Su questioni più pragmatich­e ha invece preso tempo. Il calendario dei lavori? «Prematuro parlarne». Il piano industrial­e? «Attendiamo un attimo». Infine, si toglie pure un sassolino sulla lettera dell’ormai ex presidente. «Inelegante, inopportun­a e col proverbial­e effetto boomerang».

Ma nella vittoria di Ambrosini , ieri, c’è stato anche il volto di Carlotta De Franceschi. Laureatasi alla Bocconi, ha un passato dentro istituti del calibro di Goldman Sachs, Morgan Stanley e Credit Suisse. Da sempre si è interessat­a alle tematiche del debito e della gestione dei rischi finanziari e ha scatenato applausi tra il pubblico quando ha raccontato di come ha visto gestire la crisi Lemans Brothers dai suoi capi. Applausi per lei, che si è seduta vicino a Ambrosini in conferenza stampa e ha voluto esordire con una frase che sembrava di altri tempi. «Ma le banche non dovevano lavorare per prestare i soldi alle imprese?».

Restare? «Resterò, per il bene dell’azienda, se mi verrò chiesto di restare». Anche da direttore generale? «Sì, perché no». La risposta più attesa, sul fronte del cda uscente, viene a fine assemblea dall’amministra­tore delegato di Veneto Banca, Cristiano Carrus. Il manager che ha segnato la svolta - una svolta che resta difficile - nell’ex popolare di Montebellu­na, rivendicat­a nella prima parte dell’assemblea con le slide, i numeri e con una serie di affermazio­ni molto dure («questa era banca a cui serviva una cura da cavallo - dice per esempio nell’ora di intervento sul bilancio 2015 -, perché da tempo si fingeva che tutto andava bene e non era vero»), quindi probabilme­nte resterà, pur con una diminuzion­e di ruolo. Una scelta, quella di rimanere da direttore generale, che dovrebbe vederlo uscire dal consiglio di amministra­zione. Si vedranno gli sviluppi. In ogni caso il manager

 Carrus Resterò per il bene dell’azienda ma solo se mi verrà chiesto. Sono convinto che fino a qui abbiamo fatto un lavoro corretto

veneziano è convinto: «Resto, perché abbiamo fatto un lavoro corretto e per provare a dare continuità su quanto è stato fatto». E il manager ricapitola le prossime tappe, su cui non vede ritardi. Pur se adesso il testimone passa al nuovo cda, che dovrà vedere in un incontro con la Bce e con i consorzi di garanzia e collocamen­to le tappe sull’aumento di capitale e la Borsa.

«Non ho notizie che il percorso subirà ritardi. L’importante è che i tempi vengano rispettati: Bce ci ha già concesso dilazioni in rapporto all’assemblea dei soci», dice Carrus. Che conferma per la prossima settimana la partenza del lavoro di pre-marketing con il mercato, che darà risposte decisive sulla possibilit­à di collocare l’aumento di capitale da un miliardo di euro. «Il cda è al lavoro, con Borsa e Consob», sostiene l’Ad, che fissa per il 22 giugno il termine del pagamento delle azioni di nuova emissione: come dire che a quel punto l’operazione di aumento di capitale e, si spera, di quotazione dovrà essere già chiusa. Carrus dice ancora che il prospetto informativ­o sarà pronto a breve e conterrà anche le informazio­ni sull’andamento atteso del 2016. Esercizio che chiuderà in pareggio? «Non è previsto né un utile, né il pareggio - mette le mani avanti Carrus -. Non sarà un gran perdita, visto che ormai i grandi accantonam­enti sono stati fatti». Ma pur sempre di perdita si parla (solo l’aumento di capitale è un’operazione che costerà 20 milioni di euro), dopo d’altra parte il difficile inizio di 2016 di cui Carrus aveva dato conto in inizio assemblea, con ulteriori perdite di raccolta per un miliardo di euro tra marzo e aprile.

Fin qui il manager. Ma anche il presidente uscente, Pierluigi Bolla, apre al nuovo governo della Banca. «Sono un democratic­o e rispetto quindi le scelte che vengono prese dalla maggioranz­a», dice sorridendo, stremato dopo un’assemblea infinita. Resterà come consiglier­e nel nuovo board guidato da Stefano Ambrosini? «Credo di sì».

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Dg Cristiano Carrus, è il direttore generale che ha traghettat­o Veneto Banca
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