Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il nostro Giro
Al via la grande corsa rosa: il padovano Martinello, voce di Raisport, racconta tappe e protagonisti in salsa veneta
Dieci Giri d’Italia sui pedali, tredici raccontando le gesta dei ciclisti a milioni di telespettatori. Silvio Martinello, padovano di Tencarola, da veterano della corsa più importante d’Italia «fa le carte» all’edizione numero 99 che oggi scatterà in Olanda da Apeldoorn con un cronoprologo di 9,8 km. L’olimpionico su pista e commentatore Rai si sbilancia sui veneti in corsa e sulle tappe del Nord-Est. Martinello, che Giro d’Italia ci attende?
«Una corsa sulla carta meno estrema dal punto di vista altimetrico, anche se queste previsioni sono azzardate. Dipende tutto dai corridori. Le variabili saranno tante, anche il vento può diventare selettivo. E’ una corsa con tratti impegnativi di salita, ben posizionati. La seconda parte di gara stimolerà un ciclismo per gente coraggiosa». I protagonisti per la maglia rosa finale?
«Il cast è notevole. Si giocheranno la vittoria Nibali, Landa e Valverde senza dimenticare outsider come Dumoulin o Chaves. Tra gli scalatori vedo bene Pozzovivo». Le punte venete?
«Il veronese Elia Viviani e il veneziano Sasha Modolo, velocisti che hanno già conquistato tappe importanti». E gli altri?
«Cunego finora è stato bersagliato dalla sfortuna, non farà classifica ma potrà giocarsi qualche tappa. Torna Pozzato che punta a una vittoria se troverà la fuga giusta. Vedremo all’attacco gente come Boem e Andreetta. Mi aspetto molto da Formolo e Battaglin, due cacciatori di tappe». Il Giro si deciderà nelle frazioni contro il tempo?
«Avranno importanza nell’economia finale. Quella del Chianti è impegnativa e la cronoscalata all’Alpe di Susi risulterà decisiva». Le tappe venete come saranno?
«Quella che arriva a Asolo presenta la forcella Mostaccin a pochi chilometri dal traguardo: una frazione adatta alle fughe. La primissima parte è piatta, dipenderà dalla situazione di classifica in quel momento». Il giorno dopo a Bibione spazio ai velocisti?
«E’ tutta pianura da Noale al
traguardo. Una frazione che anticipa le montagne, potrà arrivare la volata». Poi la tappa friulana, da Palmanova a Cividale.
«Tappa corta ma impegnativa, con tanti strappi e quattro colli da scalare: potrà scapparci la sorpresa»
Sabato 21 partenza dall’Alpago, i passi Pordoi, Sella, Gardena, Campolongo, Giau, Falzarego e Valparola. Percorso decisivo? «E’ il classico tappone dolomitico. Vivremo una giornata
da ciclismo eroico. Mancherà ancora tutta l’ultima settimana, quindi più che sapere chi arriverà in rosa a Torino, scopriremo chi non potrà più vincere questo Giro».
Da ciclista a commentatore tv: dei due qual è il ruolo più difficile?
«E’ una responsabilità non indifferente nell’epoca dei social e dell’anonimato da tastiera... Siamo bombardati da complimenti e da critiche, si è sempre sotto i riflettori. E’ importante essere sempre ben
preparati e soprattutto equilibrati nei giudizi». La questione sicurezza e moto in corsa?
«Margini per migliorare ce ne sono sempre, è importante formare sia gli addetti ai lavori, sia le tantissime persone che fanno da spettatori. Ma il Giro ha una grande organizzazione e molto rodata, che sa gestire al meglio tutte le varie situazioni». E i tifosi che popolano le strade come vanno istruiti?
«Ci sono troppi “fenomeni” che si vedono soltanto al Giro o al Tour, che toccano i corridori mentre si stanno giocando tappe e classifica o ci corrono a fianco rischiando l’incolumità propria e altrui. Sono giornate di festa, sabato 21 sui quattro Passi e sul Giau sono attesi centinaia di migliaia di tifosi. Uno spettacolo che non deve essere rovinato».
Le vette Decisivo il tappone con i passi dolomitici I big I veneti? Io punto su Formolo e Battaglin