Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
IL FETO GETTATO NEL CASSONETTO RESPIRAVA
Giovanni ha respirato, anche se per poco. Lo ha accertato l’autopsia sul feto ritrovato sabato in un cassonetto del cimitero di Tempio Ormelle, nel Trevigiano. Ora per la madre (di cui non ancora c’è traccia) si profila l’accusa di infanticidio.
Il cuore di Giovanni ha battuto e i suoi polmoni hanno respirato, almeno per qualche minuto. È questa la prima certezza che arriva dall’autopsia effettuata martedì dall’anatomopatologo Alberto Furlanetto sul feto ritrovato, sabato scorso, in un cassonetto del cimitero di Tempio Ormelle, nel Trevigiano. Un feto che era nato vivo e che poi è stato avvolto in un asciugamano insanguinato e nascosto malamente dentro un borsone sportivo gettato nella spazzatura.
Il medico legale, che si è preso qualche giorno per effettuare esami radiologici ed ematici, ha consegnato la sua relazione in procura a Treviso. Risultati sui quali il riserbo degli inquirenti è massimo, anche perché la mamma del piccolo non è ancora stata identificata. Giovanni è nato vivo, ma perché è morto? E soprattutto, qualcuno è responsabile della sua morte? Sono questi gli interrogativi ai quali si sta cercando di dare una risposta. Il feto, la cui età gestazionale andrebbe dai 5 ai 6 mesi, si presentava infatti gravemente prematuro e potrebbe non essere sopravvissuto ad un parto spontaneo. Va quindi chiarito se, data l’immaturità dei suoi organi, il piccolo sarebbe deceduto anche se fosse stato tempestivamente sottoposto a cure mediche. Per questo il sostituto procuratore Francesca Torri, che coordina l’indagine dei carabinieri, non ha ancora modificato l’ipotesi di reato del fascicolo a carico di ignori, aperto il giorno del suo ritrovamento, per interruzione di gravidanza. Serviranno dunque ulteriori accertamenti per chiarire se qualcuno abbia avuto un ruolo nella morte del piccolo, magari provocando l’aborto alla madre con la somministrazione di qualche farmaco. Ipotesi che, se confermata, potrebbe portare all’individuazione dei nuovi reati previsti dalla legge 194, che vanno dall’aborto clandestino all’infanticidio. Anche se al momento rimarrebbero a carico di ignoti, visto che della madre (e di chi potrebbe averla aiutata) non c’è traccia. Le indagini dei carabinieri di Conegliano continuano per cercare di identificarla, ma ad oggi a nulla è valso l’avviso diramato in tutti gli ospedali d’Italia affinché segnalino l’eventuale accesso ai pronto soccorso o ai reparti di ginecologia di donne con emorragie da parto.
Intanto la procura ha rilasciato il nullaosta per il corpicino di Giovanni e don Corrado Forest - che sabato, prima che i carabinieri lo portassero via, ha deciso come atto di pietà di battezzarlo con il nome del patrono di Ormelle - ha già dato la propria disponibilità ad aprire la sua chiesa per una cerimonia funebre: «Sapere che il bambino è nato vivo rende ancora più triste questa vicenda – spiega il sacerdote -. Per questo siamo pronti ad accoglierlo in chiesa e a celebrare un funerale. Sarà soprattutto un momento di preghiera per Giovanni ma anche per ricordare a tutti che la vita va rispettata».