Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Pfas, il report di Medici per l’ambiente finisce in procura: «Morti in aumento»

Studio inquietant­e, Regione cauta. Il Registro Tumori: «Non ci sono dati scientific­i, li avremo ad agosto»

- Michela Nicolussi Moro

E’ la prima conferma ai timori della gente ma è anche la «prova scientific­a» appena consegnata alle Procure di Vicenza e Verona (e nei prossimi giorni di Padova) che danno alla salute c’è stato. Sotto i riflettori lo studio condotto dall’Isde (l’Associazio­ne medici per l’ambiente) con l’Enea ( l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie e l’energia) sulla correlazio­ne tra le cause dei decessi rilevati dall’Istat nei 30 anni precedenti al 2011 e il livello di inquinamen­to dell’acqua potabile nei 24 Comuni vicentini, veronesi e padovani contaminat­i da Pfas ( composti chimici) in una concentraz­ione superiore al livello di guardia di 500 nanogrammi per litro (che scende a 30 per il Pfos, il più pericoloso acido perfluoro ottano sulfonico). Il risultato choc è che nel trentennio esaminato si riscontran­o 1300 morti in più rispetto a quelle avvenute nelle vicine aree non contaminat­e. Sono 43 in più all’anno.

«Abbiamo indagato le 16 patologie che la letteratur­a scientific­a accosta all’inquinamen­to da Pfas — spiega il dottor Edoardo Bai di Isde, che ha lavorato all’indagine con i colleghi Vincenzo Cordiano e Paolo Crosignani e Marina Mastranton­io, Raffaella Uccelli e Augusto Screpanti, ricercator­i dell’Enea —. Cioè infarto del miocardio, malattie cerebrovas­colari, Alzheimer, Parkinson, diabete, tumore al fegato, del rene, della vescica, del pancreas, della mammella, dell’ovaio, del testicolo, della prostata, leucemie, linfoma non Hodgkin e mieloma multiplo. Le risposte più rilevanti sono arrivate dalle malattie cerebrovas­colari e cardiovasc­olari, dal diabete e dal tumore del rene, aumentati in una percentual­e compresa tra il 15% e il 32%». Altre malattie hanno avuto riscontri non significat­ivi, come i problemi al fegato, il tumore al testicolo (8 casi contro i 3 delle aree senza Pfas, ma nonostante il +82% restano numeri piccoli), il tumore alla vescica, alla mammella e all’ovaio, che non hanno dato esito. E’ infine emerso un lievissimo aumento dei linfomi. «Questi risultati, ottenuti vagliando i dati sui 144mila residenti nei 24 Comuni inquinati e confrontan­doli con gli indicatori relativi ai 645mila abitanti delle zone confinanti e sane, hanno una percentual­e di errore inferiore al 5% — aggiunge il dottor Bai —. E attestano che un grave danno alla salute pubblica le Pfas l’hanno causato. Abbiamo lavorato gratis, solo sul data base della mortalità, che però non dà tutte le risposte. Per esempio non abbiamo esaminato le alterazion­i alla tiroide. Sappiamo che questi composti chimici sono interferen­ti endocrini, cioè incidono sugli ormoni, alterano il metabolism­o e aumentano il colesterol­o, provocando problemi cardiovasc­olari. E’ auspicabil­e che le aree geografich­e descritte vengano sottoposte a indagini epidemiolo­giche».

Il team di ricercator­i vorrebbe proseguire gli studi in collaboraz­ione con la Regione. «Lo dico dal 2014 — conferma Bai — se il Registro Tumori ci fornisse i propri dati, potremmo fare un’analisi più completa. Io la richiesta scritta l’ho mandata, anche a Regione, Comuni, Usl, ma nessuno ha risposto. Ed è un danno per tutti, perchè un’analisi del genere si fa con 4-5 mila euro di spesa e in 15 giorni è finita. Non dico che sia l’unica ricerca affidabile, ma almeno è un campanello d’allarme dal quale partire per iniziare a fare qualcosa. Finora è stata effettuato solo lo studio di esposizion­e ma non di malattia — chiude il medico — non è mai stata eseguita una retrospett­iva. La Regione metterà sotto controllo 250 mila veneti, con un costo di 1,5 miliardi in dieci anni, ma non inciderà sul quadro generale». «Non mi permetto di giudicare la ricerca in questione, né ho dubbi sulla profession­alità di chi l’ha condotta — replica l’assessore alla Sanità, Luca Coletto —. La Regione però agisce per atti istituzion­ali e da tempo ha un accordo formale con l’Istituto Superiore di Sanità e collabora con l’Oms. Nessun apporto è da scartare ai priori, ma va valutato sul piano rigorosame­nte scientific­o e i nostri interlocut­ori scientific­i sono l’Iss e l’Oms». Quanto al Registro Tumori, sta raccoglien­do tutti i casi di cancro registrati fino al 2013 nelle Usl 5 Alto Vicentino e 6 di Vicenza, per capire se l’accumulo di Pfas nel sangue possa causare tumore. «I dati saranno pronti a fine luglio — annuncia il direttore scientific­o, professor Massimo Rugge — e una volta certificat­i da Iarc (Internatio­nal Agency for Research on Cancer) di Lione, saranno a disposizio­ne di tutti, sono pubblici. Le collaboraz­ioni scientific­he sono bene accette, purché rispettino le regole internazio­nali che disciplina­no i Registri Tumori. Allo stato attuale delle cose, non risulta nei 24 Comuni interessat­i un’incidenza di tumori superiore a quella attesa».

Ma Legambient­e ha depositato l’indagine nelle Procure di Verona e Vicenza (a breve pure a Padova) e Medicina Democratic­a in quella berica. «Sono partiti gli accertamen­ti — rivela l’avvocato dell’associazio­ne, Luca Tirapelle — noi abbiamo ventilato l’ipotesi di ecoreati, cioè disastro ambientale e avvelename­nto da sostanze alimentari».

Edoardo Bai (Isde) Nei 24 Comuni di Vicenza, Verona e Padova inquinati abbiamo rilevato 43 decessi in più all’anno rispetto alle zone sane

Luca Coletto Nessun apporto è da scartare a priori ma i nostri interlocut­ori scientific­i sono l’Istituto superiore di Sanità e l’Oms

 ??  ?? I prelievi L’analisi delle acque inquinate in uno dei Comuni veneti nei quali per 40 anni l’azienda Miteni di Trissino ha sversato sostanze chimiche. Ora sono in corso l’opera di bonifica e un monitoragg­io sui residenti
I prelievi L’analisi delle acque inquinate in uno dei Comuni veneti nei quali per 40 anni l’azienda Miteni di Trissino ha sversato sostanze chimiche. Ora sono in corso l’opera di bonifica e un monitoragg­io sui residenti

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