Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Matei e Riina? Facebook è libertà d’espression­e» Il manager vicentino che lavora per Zuckerberg: «Lottiamo contro l’uso fraudolent­o dei social»

- PADOVA Alessandro Macciò

Ieri, nell’ambito del Galileo festival dell’Innovazion e, nel corso di un incontro con l’associazio­ne «Alumni» all’Università di Padova, ha parlato Matteo Menti, vicentino di 36 anni, trapiantat­o negli Usa, dove lavora come manager per Facebook. Ha raccontato la sua esperienza di lavoro offrendo uno sguardo sulla Silicon Valley

Come «growth manager» di Facebook si occupa degli aspetti tecnici relativi al ramo commercial­e, ma la sua dimestiche­zza con le innovazion­i oltrepassa gli steccati. E assicura: tra pochi anni le intelligen­ze artificial­i ci salveranno dalle manipolazi­oni.

Stefano Menti, 36 anni di Valdagno, è l’uomo a monte del sistema che decide quanto spazio avranno (e che misura i clic raccolti) le inserzioni degli app developer sul social network di Mark Zuckerberg. Ieri è tornato all’Università di Padova (dove si è laureato in Ingegneria gestionale) per offrire «uno sguardo dalla Silicon Valley» al Galileo festival dell’innovazion­e, nel corso di un incontro con l’associazio­ne Alumni.

Qual è esattament­e il suo ruolo all’interno di Facebook?

«Le aziende che hanno sviluppato un’app cercano di sponsorizz­arla tramite diversi canali a pagamento, tra cui il nostro social network: io rinnovo il prodotto per le inserzioni ogni mese e informo i clienti sulle nuove funzionali­tà, collaboran­do alla crescita finanziari­a dell’azienda. Gli errori? Ci sono ma servono a crescere e aprire nuovi progetti, non vengono stigmatizz­ati come in Italia».

Recentemen­te Facebook è finita al centro di alcuni casi controvers­i, come la censura dei nudi femminili di Helmut Newton esposti alla Casa dei tre oci di Venezia e il via libera ai post sul profilo di Salvatore Riina. Che idea si è fatto?

«Non mi occupo del rapporto con gli utenti, so solo che il mix di controllo automatico e manuale permette di filtrare i contenuti e focalizzar­e l’intervento dell’uomo dove c’è bisogno. Il problema è che lo stesso materiale è offensivo per alcune persone e non per altre, ma in linea di principio si tende a favorire la libertà di espression­e».

In futuro si riuscirann­o ad arginare le distorsion­i?

«È davvero difficile dirlo, anche perché le innovazion­i sono all’ordine del giorno e facciamo parte di un meccanismo estremamen­te dinamico. Di sicuro però le intelligen­ze artificial­i ci aiuteranno a impedire gli usi fraudolent­i. E stiamo parlando del futuro immediato, perché la tecnologia esiste già e si tratta solo di migliorarl­a».

Doina Matei, la «killer dell’ombrello» in carcere a Venezia, ha perso la semilibert­à per alcune foto sorridenti su Facebook e l’ha riottenuta a patto di girare al largo dai social network. In questo caso l’innovazion­e può fare qualcosa?

«Non credo, anche perché Facebook non incentiva comportame­nti illeciti: il problema è l’utente che va al mare a divertirsi. Poi si può discutere se abbia il diritto di farlo o meno, ma il problema resta il fatto e non il mezzo».

 Menti Il futuro? Realtà virtuale e genetica

Facebook a parte, quali sono i fronti caldi dell’innovazion­e?

«Personalme­nte, ne vedo tre: la realtà virtuale, la genetica e le intelligen­ze artificial­i. Dopo desktop e smartphone, i dispositiv­i di realtà virtuale saranno gli hardware del futuro. Startup e Pmi dovranno sviluppare contenuti innovativi per queste piattaform­e senza copiare quelli di altri contenitor­i, proprio com’è successo con le app: ci sarà bisogno di un nuovo Uber, ma al momento nessuno può sapere quale sarà il suo equivalent­e».

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Chi è Stefano Menti, 36 anni di Valdagno, lavora come growth manager per Facebook. Ieri ha parlato all’Università di Padova, dove si è laureato

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