Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Quattromila dipendenti col fiato sospeso «Chiediamo la conferma degli accordi»
Le sigle sindacali tifavano per la lista Bolla dopo il patto «zero esuberi». Prima scadenza a giugno
quelli che hanno comperato le azioni dell’istituto di credito per il quale lavorano – e di fatto indirizzava l’esito di ogni punto all’ordine del giorno durante l’era del «Una testa, un voto». Ma di colpo, giovedì, primo consesso dell’era della Spa, si sono trovati a valere, tutti assieme, lo 0,8 per cento. Meno di qualche famiglia industriale, per intenderci.
In ballo, adesso, ci sono i loro posti di lavoro. Per tutti, parla ancora Paglini. «Chiediamo un urgente incontro con la nuova presidenza, che peraltro ha già dato segni di continuità e ci soddisfa con l’annuncio dell’azione di responsabilità» dice. «Noi non ne abbiamo mai fatto una questione di nomi. Abbiamo deciso di votare il progetto di Carrus perché approviamo il suo piano industriale. Ma soprattutto c’è un accordo firmato che aveva evitato 730 esuberi. Non crediamo che ci sia il tempo di modificarlo, adesso. Ma in tutte le fasi di passaggio ci sono incertezze e timori. Prima dipaniamo i dubbi e meglio è».
I posti di lavoro, appunto. L’accordo era giunto nella notte tra il 22 e il 23 aprile scorso, ed era stato salutato con gioia. Era stata decisa la «solidarietà» per 103 mila giornate nell’arco di tre anni, ossia una media di 22 giorni di lavoro in meno a testa. L’azienda ne aveva chieste 140 mila, i sindacati riuscirono a strappare invece anche stabilizzazioni di alcuni contratti. Furono concordati pensionamenti e accesso al fondo esuberi per un centinaio di persone.
In rosso, fu cerchiata una data: quella del 15 giugno, giorno nel quale si doveva definire come distribuire le giornate tra i 4.600 dipendenti di Veneto Banca e di Bancapulia. «Non credo che in un mese e mezzo ci sia la possibilità di rivedere quell’accordo», mette le mani avanti ancora Paglini.
Ma dubbi ce li hanno anche dall’associazione degli azionisti delle popolari venete. Francesco Celotto, il presidente: «La copertura dei crediti deteriorati di Veneto Banca è la più bassa tra le maggiori banche italiane; questo comporta che nei prossimi anni si dovranno fare ulteriori svalutazioni vanificando almeno parzialmente l’aumento di capitale», dice in una nota diffusa ieri. «Date queste premesse riteniamo assai problematica la quotazione in Borsa. Chi tra grandi e piccoli investitori aderirà all’aumento di capitale? Forse i soci aderenti alla associazione “Per Veneto Banca”, che ha promosso la lista vincente per il nuovo cda?»
Paglini Incontro urgente con nuovo presidente