Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

FIDUCIA NEL CAPITALE SOCIALE

Scaduti i termini per le candidatur­e, a Chioggia occhi sulla lista Brugnaro ad Abano referendum su Claudio, a Montebellu­na l’ombra di Veneto Banca

- Di Stefano Allievi

Tra meno di un mese molti comuni andranno ad elezioni. Ed è tutto un fiorire di liste, iniziative, candidati sindaci. In tempi di crisi della politica e di sua reputazion­e ai minimi storici, forse non è ozioso domandarsi perché. Cosa spinge tante persone ad occuparsi della cosa pubblica, in un momento storico in cui le difficoltà sono maggiori, i vincoli di bilancio pure, i rischi anche (incluso di sbagliare e di finire sotto processo), e le gratificaz­ioni decisament­e minori che in passato, dato che è più facile che le persone oggi parlino male dei propri rappresent­anti anziché rispettarl­i? All’ingrosso, abbiamo di fronte due tipologie assai diverse. La prima è quella di chi si candida per ottenere un po’ di visibilità (quel quarto d’ora di celebrità che ormai non si nega più a nessuno: basta una dichiarazi­one fuori dalle righe, a cui segue una comparsata in tv), per semplice vanità, talvolta per incapacità di valutare i propri limiti, a seguito di quella presunzion­e che le proprie opinioni siano il centro del mondo che ha fatto il successo di facebook. A questi vanno aggiunti coloro che si candidano per pura e semplice sete di potere, per non saper fare altrimenti: chi insegue l’ennesimo mandato, chi si propone per un diverso ruolo, dopo aver assaggiato il potere ad un livello inferiore, i politici di profession­e, insomma, che troviamo in scala minore un po’ ovunque, dalle associazio­ni culturali e sportive ai gruppi di volontaria­to fino ai partiti e ai movimenti politici.

Nel Paese dell’eterna chiamata alle urne (una volta l’anno se va bene, ma in questo 2016 saranno addirittur­a tre referendum sulle trivelle, elezioni amministra­tive, referendum sulla riforma Boschi quattro se ci si mette pure il referendum per l’autonomia), il 5 giugno si torna a votare per l’elezione, in Veneto, di 82 sindaci e 1.052 consiglier­i comunali. A mezzogiorn­o di ieri si è chiuso il termine per il deposito delle liste; undici Comuni contano più di 15 mila abitanti e dunque potrebbero andare al ballottagg­io, che si terrà come al solito a due settimane dal primo turno, e cioè il 19 giugno. La tornata coinvolge 649.666 elettori, il 13% della popolazion­e della nostra regione, per la maggior parte concentrat­i nelle province di Venezia (130.197 votanti) e di Padova (126.296); il Comune più piccolo è Selva di Cadore (517 abitanti), il più grande Chioggia (49.735) e si vota anche in due Comuni nuovi, Alpago (nato dalla fusione tra Farra, Pieve e Puos) e Val di Zoldo (nato dalla fusione tra Forno e Zoldo Alto), entrambi costituiti il 23 febbraio scorso.

L’aspetto principale da tener d’occhio in questo appuntamen­to è certamente il risultato di Marcellina Segantin a Chioggia, la candidata sostenuta dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro che, dopo la vittoria dello scorso anno, ha deciso di esportare la «rivoluzion­e fucsia» lontano da Ca’ Farsetti e proverà a testare la sua forza «metropolit­ana». Brugnaro, che ha piazzato «uomini fucsia» pressoché in tutti i Comuni al voto nella sua provincia, appoggia anche l’imprendito­re Tiziano Rossetto ad Abano Terme, nel Padovano, ma è chiaro che un’eventuale vittoria di Segantin a Chioggia creerebbe un’asse strategico in laguna, segnando il primo passo di Brugnaro lungo una strada che potrebbe portarlo lontano (in Regione nel 2020?). Sempre a Chioggia si segnala l’alleanza anomala tra la Lega e i centristi di Area Popolare (leggi: Alfano) a sostegno del sindaco uscente, Giuseppe Casson, mentre dalla terraferma segnalano le difficoltà crescenti di Forza Italia, che proprio non si presenta a San Michele al Tagliament­o e Quarto d’Altino mentre litiga, si spacca e appoggia candidati diversi a Cavarzere e Vigonovo. Curiosità anche per la competizio­ne di Musile di Piave, il feudo del vice governator­e Gianluca Forcolin.

A Padova occhi puntati su Cittadella e Abano Terme. La prima, dove il Movimento Cinque Stelle non è riuscito a trovare un candidato, è una storica roccaforte della Lega, che dopo essere entrata in municipio nel 1994 con Lucio Facco non ne è uscita più, piazzando dopo di lui Massimo Bitonci (ora sindaco nel capoluogo), Giuseppe Pan (passato in Regione) e Luca Pierobon, vicesindac­o reggente che prova a prendersi la poltrona più su. Nella seconda si ricandida Luca Claudio, «il re delle terme» (è già stato per 10 anni sindaco di Montegrott­o, da 5 è ad Abano) e si vedrà se anche stavolta, trasforman­do le elezioni in un referendum su se stesso, riuscirà a fare incetta di consensi nonostante le inchieste che lo vedono coinvolto. Sempre ad Abano, ma con il «fucsia» Rossetto, è candidato a consiglier­e l’avvocato Gian Mario Balduin, difensore della famiglia di Isabella Noventa, la donna scomparsa, vittima di un probabile delitto. Altre curiosità in ordine sparso: a Montagnana il sindaco uscente si ricandida sfidato dal suo vicesindac­o; a Este, dove si chiude l’era di Giancarlo Piva, ci prova ancora una volta Paola Goisis, ex deputata e pasionaria bossiana cacciata dalla Lega.

Nel Trevigiano va al voto Montebellu­na, la città di Veneto Banca, uno dei due istituti di credito con la Popolare di Vicenza al centro dello «scandalo» degli ultimi mesi. Ci sono ben 8 candidati sindaco (tra cui il più giovane, 23 anni, e il più anziano, 81 anni) e il frazionism­o è il tratto distintivo anche della sfida di Oderzo, dove pure si contano 8 candidati e la campagna elettorale è fortemente influenzat­a da un «caso», quello della caserma Zanusso trasformat­a in centro di accoglienz­a per i profughi. Curiosità: a Monfumo, il piccolo Comune in cui nessuno voleva fare il sindaco, alla fine si sfideranno per l’ennesima volta i due sindaci che si alternano dai primi anni Novanta; a Portobuffo­lè,uno dei «Borghi più belli d’Italia», si contrappon­gono soltanto due liste: quella della Lega e quella di Forza Nuova. È sfida a destra.

Nel Vicentino, dove vanno al rinnovo per lo più Comuni piccoli o piccolissi­mi, va registrata una certa disaffezio­ne alla politica: a Costabissa­ra (che comunque fa 7 mila abitanti), a Rozzo e a Mossano c’è soltanto un candidato, che dunque dovrà vedersela col quorum. A Nanto, il paese di Graziano Stacchio, il benzinaio che sparò a un giostraio uccidendol­o durante una rapina, i Cinque Stelle candidano una guardia giurata; a Caldogno prova a entrare in consiglio uno dei fratelli di Roberto Baggio, Antonio Walter; a Crespadoro lascia, dopo ben 21 anni ora da sindaco, ora da vicesindac­o, ora da assessore, Giovanni Pietro dalla Costa.

Infine, Verona. Il caso più particolar­e è certamente quello di Alessio Albertini, il segretario provincial­e del Pd che si candida a sindaco di Belfiore sostenuto dal (fu) spauracchi­o del Pd, e cioè il sindaco di Verona Flavio Tosi. Uno schema, quello «dem più Fare!», che si ritrova anche a Minerbe. Da tener d’occhio anche San Giovanni Lupatoto, dove dopo essere caduto in corso di mandato si ripresenta Federico Vantini, uno dei primissimi «renziani» del Veneto e ancor oggi parecchio vicino a «Matteo». Destini incrociati: gli ex consiglier­i regionali della Lega e di Forza Italia, Vittorino Cenci e Davide Bendinelli, tentano una nuova vita da sindaco a Bonavigo e a Garda (per Bendinelli non sarebbe la prima volta) mentre si dovrà votare a Isola Rizza e ad Arcole dopo che le due sindache, Elisa De Berti e Giovanna Negro, sono approdate in Regione.

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Alle urne Quest’anno parte dei veneti sarà chiamata a votare per ben tre volte. Dopo il referendum sulle trivelle, ecco le comunali e in autunno il referendum sulla riforma Boschi. E non è escluso un quarto voto, sull’autonomia

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