Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
FIDUCIA NEL CAPITALE SOCIALE
Scaduti i termini per le candidature, a Chioggia occhi sulla lista Brugnaro ad Abano referendum su Claudio, a Montebelluna l’ombra di Veneto Banca
Tra meno di un mese molti comuni andranno ad elezioni. Ed è tutto un fiorire di liste, iniziative, candidati sindaci. In tempi di crisi della politica e di sua reputazione ai minimi storici, forse non è ozioso domandarsi perché. Cosa spinge tante persone ad occuparsi della cosa pubblica, in un momento storico in cui le difficoltà sono maggiori, i vincoli di bilancio pure, i rischi anche (incluso di sbagliare e di finire sotto processo), e le gratificazioni decisamente minori che in passato, dato che è più facile che le persone oggi parlino male dei propri rappresentanti anziché rispettarli? All’ingrosso, abbiamo di fronte due tipologie assai diverse. La prima è quella di chi si candida per ottenere un po’ di visibilità (quel quarto d’ora di celebrità che ormai non si nega più a nessuno: basta una dichiarazione fuori dalle righe, a cui segue una comparsata in tv), per semplice vanità, talvolta per incapacità di valutare i propri limiti, a seguito di quella presunzione che le proprie opinioni siano il centro del mondo che ha fatto il successo di facebook. A questi vanno aggiunti coloro che si candidano per pura e semplice sete di potere, per non saper fare altrimenti: chi insegue l’ennesimo mandato, chi si propone per un diverso ruolo, dopo aver assaggiato il potere ad un livello inferiore, i politici di professione, insomma, che troviamo in scala minore un po’ ovunque, dalle associazioni culturali e sportive ai gruppi di volontariato fino ai partiti e ai movimenti politici.
Nel Paese dell’eterna chiamata alle urne (una volta l’anno se va bene, ma in questo 2016 saranno addirittura tre referendum sulle trivelle, elezioni amministrative, referendum sulla riforma Boschi quattro se ci si mette pure il referendum per l’autonomia), il 5 giugno si torna a votare per l’elezione, in Veneto, di 82 sindaci e 1.052 consiglieri comunali. A mezzogiorno di ieri si è chiuso il termine per il deposito delle liste; undici Comuni contano più di 15 mila abitanti e dunque potrebbero andare al ballottaggio, che si terrà come al solito a due settimane dal primo turno, e cioè il 19 giugno. La tornata coinvolge 649.666 elettori, il 13% della popolazione della nostra regione, per la maggior parte concentrati nelle province di Venezia (130.197 votanti) e di Padova (126.296); il Comune più piccolo è Selva di Cadore (517 abitanti), il più grande Chioggia (49.735) e si vota anche in due Comuni nuovi, Alpago (nato dalla fusione tra Farra, Pieve e Puos) e Val di Zoldo (nato dalla fusione tra Forno e Zoldo Alto), entrambi costituiti il 23 febbraio scorso.
L’aspetto principale da tener d’occhio in questo appuntamento è certamente il risultato di Marcellina Segantin a Chioggia, la candidata sostenuta dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro che, dopo la vittoria dello scorso anno, ha deciso di esportare la «rivoluzione fucsia» lontano da Ca’ Farsetti e proverà a testare la sua forza «metropolitana». Brugnaro, che ha piazzato «uomini fucsia» pressoché in tutti i Comuni al voto nella sua provincia, appoggia anche l’imprenditore Tiziano Rossetto ad Abano Terme, nel Padovano, ma è chiaro che un’eventuale vittoria di Segantin a Chioggia creerebbe un’asse strategico in laguna, segnando il primo passo di Brugnaro lungo una strada che potrebbe portarlo lontano (in Regione nel 2020?). Sempre a Chioggia si segnala l’alleanza anomala tra la Lega e i centristi di Area Popolare (leggi: Alfano) a sostegno del sindaco uscente, Giuseppe Casson, mentre dalla terraferma segnalano le difficoltà crescenti di Forza Italia, che proprio non si presenta a San Michele al Tagliamento e Quarto d’Altino mentre litiga, si spacca e appoggia candidati diversi a Cavarzere e Vigonovo. Curiosità anche per la competizione di Musile di Piave, il feudo del vice governatore Gianluca Forcolin.
A Padova occhi puntati su Cittadella e Abano Terme. La prima, dove il Movimento Cinque Stelle non è riuscito a trovare un candidato, è una storica roccaforte della Lega, che dopo essere entrata in municipio nel 1994 con Lucio Facco non ne è uscita più, piazzando dopo di lui Massimo Bitonci (ora sindaco nel capoluogo), Giuseppe Pan (passato in Regione) e Luca Pierobon, vicesindaco reggente che prova a prendersi la poltrona più su. Nella seconda si ricandida Luca Claudio, «il re delle terme» (è già stato per 10 anni sindaco di Montegrotto, da 5 è ad Abano) e si vedrà se anche stavolta, trasformando le elezioni in un referendum su se stesso, riuscirà a fare incetta di consensi nonostante le inchieste che lo vedono coinvolto. Sempre ad Abano, ma con il «fucsia» Rossetto, è candidato a consigliere l’avvocato Gian Mario Balduin, difensore della famiglia di Isabella Noventa, la donna scomparsa, vittima di un probabile delitto. Altre curiosità in ordine sparso: a Montagnana il sindaco uscente si ricandida sfidato dal suo vicesindaco; a Este, dove si chiude l’era di Giancarlo Piva, ci prova ancora una volta Paola Goisis, ex deputata e pasionaria bossiana cacciata dalla Lega.
Nel Trevigiano va al voto Montebelluna, la città di Veneto Banca, uno dei due istituti di credito con la Popolare di Vicenza al centro dello «scandalo» degli ultimi mesi. Ci sono ben 8 candidati sindaco (tra cui il più giovane, 23 anni, e il più anziano, 81 anni) e il frazionismo è il tratto distintivo anche della sfida di Oderzo, dove pure si contano 8 candidati e la campagna elettorale è fortemente influenzata da un «caso», quello della caserma Zanusso trasformata in centro di accoglienza per i profughi. Curiosità: a Monfumo, il piccolo Comune in cui nessuno voleva fare il sindaco, alla fine si sfideranno per l’ennesima volta i due sindaci che si alternano dai primi anni Novanta; a Portobuffolè,uno dei «Borghi più belli d’Italia», si contrappongono soltanto due liste: quella della Lega e quella di Forza Nuova. È sfida a destra.
Nel Vicentino, dove vanno al rinnovo per lo più Comuni piccoli o piccolissimi, va registrata una certa disaffezione alla politica: a Costabissara (che comunque fa 7 mila abitanti), a Rozzo e a Mossano c’è soltanto un candidato, che dunque dovrà vedersela col quorum. A Nanto, il paese di Graziano Stacchio, il benzinaio che sparò a un giostraio uccidendolo durante una rapina, i Cinque Stelle candidano una guardia giurata; a Caldogno prova a entrare in consiglio uno dei fratelli di Roberto Baggio, Antonio Walter; a Crespadoro lascia, dopo ben 21 anni ora da sindaco, ora da vicesindaco, ora da assessore, Giovanni Pietro dalla Costa.
Infine, Verona. Il caso più particolare è certamente quello di Alessio Albertini, il segretario provinciale del Pd che si candida a sindaco di Belfiore sostenuto dal (fu) spauracchio del Pd, e cioè il sindaco di Verona Flavio Tosi. Uno schema, quello «dem più Fare!», che si ritrova anche a Minerbe. Da tener d’occhio anche San Giovanni Lupatoto, dove dopo essere caduto in corso di mandato si ripresenta Federico Vantini, uno dei primissimi «renziani» del Veneto e ancor oggi parecchio vicino a «Matteo». Destini incrociati: gli ex consiglieri regionali della Lega e di Forza Italia, Vittorino Cenci e Davide Bendinelli, tentano una nuova vita da sindaco a Bonavigo e a Garda (per Bendinelli non sarebbe la prima volta) mentre si dovrà votare a Isola Rizza e ad Arcole dopo che le due sindache, Elisa De Berti e Giovanna Negro, sono approdate in Regione.