Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

La spinta dei Cinque Stelle le strane alchimie di Lega e Pd e la prima volta dei tosiani

I partiti hanno lasciato mano libera ai candidati nei piccoli comuni

- Ma.Bo.

La (vera) prima volta di «Fare!», il movimento fondato da Flavio Tosi dopo la rottura con la Lega. L’assalto del Movimento Cinque Stelle sul terreno che gli è più congeniale, quello delle città «grandi ma non troppo». Le strane alchimie del Carroccio e del Pd, alleati con i vecchi nemici (come a Chioggia, dove i salvini’s corrono insieme all’alfaniana Area Popolare, oppure nei piccolissi­mi Comuni, dove i dem non disdegnano l’aiuto di Forza Italia), nel tentativo di difendere le loro roccaforti o espugnarne di nuove.

Sono queste le principali chiavi di lettura di una tornata elettorale che, come spiega il dimissiona­rio segretario del Pd Roger De Menech, «non ha di per sé grandissim­o valore politico dal momento che non si vota in alcun capoluogo. Difficile trovare riscontri credibili a favore o contro l’azione del governo Renzi mentre è indubbia l’importanza sul piano amministra­tivo, territoria­le». E qui, secondo De Menech, vanno distinti due piani, almeno per quel che riguarda il Pd: «Nei piccoli Comuni abbiamo lasciato spazio al civismo, mettendo da parte le nostre insegne per sostenere sindaci e consiglier­i svincolati dai partiti, in qualche caso con convergenz­e non proprio banali, strette per il bene del territorio. Nei Comuni più grandi, invece, non sono mancate scelte coraggiose, all’insegna del rinnovamen­to che a mio avviso si fa con i fatti e non con le parole: penso a Montebellu­na, nel Trevigiano, dove schieriamo un ragazzo di soli 23 anni».

Diverso l’approccio della Lega che, senza badare troppo all’avanguardi­smo elettorale, punta a confermare tutti i suoi sindaci e a conquistar­ne di nuovi giocando sul(l’usato) sicuro. Come a Cittadella, «una nostra storica roccaforte, leghista dal 1994 - racconta il segretario Gianantoni­o Da Re oppure Montebellu­na, dove corre Marzio», cognome: Favero, il filosofo controcorr­ente che fu assessore di Luca Zaia quando quest’ultimo era presidente della Provincia di Treviso e al governator­e è rimasto molto legato. Scelta di un certo pragmatism­o anche quella fatta a Chioggia, dove a dispetto dell’eterna guerra dichiarata ai «democristi­ani», Da Re ha benedetto l’appoggio a un sindaco non leghista (decisione sempre sofferta per il Carroccio) ma soprattutt­o l’accordo con l’Udc, che sta in Area Popolare, e cioè con Alfano: «Mi spiace che Forza Italia non sia voluta essere della partita chiosa Da Re - una presa di posizione che davvero non abbiamo capito». I due storici alleati correranno separati anche ad Albignaseg­o ma Marco Marin, coordinato­re degli azzurri, non ne fa un dramma: «Ho voluto lasciare ampia autonomia ai territori, come sempre, e salvo rare eccezioni l’unità del centrodest­ra è confermata praticamen­te dappertutt­o». Marin minimizza anche il fatto che Forza Italia abbia rinunciato a presentare sue liste in alcuni Comuni, ad esempio nel Veneziano: «Sotto i 15 mila abitanti è una prassi consolidat­a quella di rinunciare al simbolo per candidare singoli consiglier­i nelle varie liste civiche. Nulla di strano, si privilegia­no le ragioni del territorio più che quelle politicopa­rtitiche». Silvio Berlusconi verrà in Veneto? «È sicuro, stiamo lavorando ad una data».

Scalpita il Movimento Cinque Stelle che ormai stabilment­e è assurto a seconda forza del Paese, alle spalle del Pd, eppure ancora fatica nei Comuni, dove spesso è costretto a cedere il passo a partiti e candidati storicamen­te più radicati: «Ma lo scenario è di quelli a noi più favorevoli - commenta ottimista il capogruppo in Regione Jacopo Berti - perché si vota in città di medie dimensioni, il cui valore politico inizia a farsi rilevante ma nelle quali il ruolo dei partiti è meno determinan­te, conta più l’azione dei comitati e delle associazio­ni, il contatto con la gente. Insomma, è un po’ il “modello Mira”». Dove dopo una vita di strapotere della sinistra dal 2012 governa il pentastell­ato Alvise Maniero. «Siamo molto fiduciosi soprattutt­o

 De Menech Nei grandi Comuni abbiamo fatto scelte coraggiose  Berti Scenario favorevole, nelle medie città contiamo di più

per Chioggia, il Comune dove da sempre il Movimento fa registrare le percentual­i di consenso più alte». Meno bene è andata Cittadella dove il Meetup locale non è manco riuscito a trovare un candidato sindaco e mettere in piedi una lista: «Non se la sono sentita - allarga le braccia Berti - e se uno non se la sente, non è che lo puoi costringer­e col fucile».

Infine, Flavio Tosi. Il suo movimento, «Fare!», è di fatto all’esordio assoluto, dopo la clamorosa rottura con la Lega e la sua candidatur­a contro Zaia alle Regionali del 2015 e qualche sparuta apparizion­e alle amministra­tive dello stesso anno (per esempio a Rovigo): «Ci presentiam­o in tutti i Comuni principali, da Montebellu­na a Cittadella passando per San Giovanni Lupatoto dice Tosi -. A noi interessa la qualità dei candidati, più che la loro quantità, e a quella abbiamo prestato la massima attenzione senza badare alle appartenen­ze. Mi aspetto buoni risultati nelle realtà in cui abbiamo deciso di metterci in gioco».

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