Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Buffet o non buffet, questo è il vero dilemma (social) di una campagna elettorale tra mercati e tramezzini

- CHIOGGIA Mo.Zi.

C’erano i tramezzini. Non c’erano. Anzi sì ma erano pochi e secchi. Se non c’erano è perché si parlava davvero di politica. I buffet a corredo delle presentazi­oni delle liste sono diventati il tormentone semiserio della campagna elettorale a Chioggia nell’ultima settimana. E sui social il confronto sarcastico tra avversari e supporter ha preso una piega goliardica. Perché in città le presentazi­oni delle liste si fanno tutte al bar e nell’ansia di scendere in calle per ridurre la distanza con l’elettore, anche chi ha una sede di partito dà appuntamen­to tra i tavolini. È il lato easy della campagna elettorale, che spende, sì, ma con misura. L’effetto collateral­e è stata la riapertura delle saracinesc­he in calle San Giacomo, che per le settimane di propaganda si è ripresa dal grigiore delle vetrine chiuse e oggi ospita tre comitati: il Movimento Cinque Stelle del candidato Alessandro Ferro ha aperto un asciutto punto informazio­ni; Marcellina Segantin il colorato Punto Comune Fucsia; per Giuseppe Casson c’è una vetrina tappezzata di manifesti. Letizia Campanaro ha scelto come quartier generale la sede di Sel di calle Duomo e Barbara Penzo quella del Partito Democratic­o in calle Padovani, ma lì ci sono solo i volontari e le due candidate è più facile incontrarl­e in strada o al mercato. Altro scenario, altra polemica: il cortile delle scuole elementari. Dove si sono palesati nonni candidati che andavano a prendere i nipoti accompagna­ti da una coreografi­a di palloncini elettorali.

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