Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Tresse, il sindaco chiama Delrio e sulle quote Vtp i dem fanno quadrato Brugnaro: nessun intoppo. Il Pd: basta pressioni indebite su Veneto Sviluppo

- VENEZIA F. B. - E. Lor.

Di veder bloccare il canale delle Tresse non ne vuole nemmeno sentir parlare. «Lunedì chiamerò il ministero delle Infrastrut­ture Graziano Delrio», dice il sindaco. Il problema è il nuovo codice degli appalti (entrato in vigore il 19 aprile) che ha mandato in archivio la legge obiettivo e disposto nuove regole per i lavori publici. Naturalmen­te si applica solo per i progetti presentati dopo l’entrata in vigore della nuova normativa, mentre per quelli già in corso di valutazion­e valgono le norme precedenti. Fondamenta­le sarà quindi capire se il canale delle Tresse Nuovo sarà considerat­o un nuovo progetto o una variante al canale Contorta-Sant’Angelo, la cui documentaz­ione è depositata da tempo.

Mercoledì 11 scade il termine per Veneto Sviluppo di esercitare il diretto di prelazione sulle quote Vtp in vendita «Non mi risulta sia bloccato perché lo abbiamo presentato prima del nuovo codice degli appalti, nessuno da Roma mi ha detto nulla — insiste il sindaco Luigi Brugnaro — Arenarsi sugli aspetti burocratic­i vuol dire prendere in giro la città perché il canale delle Tresse era nel mio programma elettorale e i cittadini lo hanno votato».

Un futuro più come mai incerto, come quello della Venezia terminal passeggeri, almeno fino alla composizio­ne della nuova compagine societaria. Mercoledì 11 maggio scade infatti il termine per Veneto Sviluppo (e quindi la Regione) di esercitare il diritto di prelazione sulle quote (il 35,5 per cento) messe in vendita dal Porto di Venezia. «La politica ha già indicato chiarament­e la strada da seguire, non si torni più indietro, basta pressioni indebite, ora Veneto Sviluppo si occupi di gestire quanto deciso», dice il consiglier­e regionale pd Bruno Pigozzo, dopo che nei giorni scorsi c’erano state diverse pressioni da parte delle compagnie e i dubbi dei Tosiani. E dire che Palazzo Ferro Fini aveva votato compatto una mozione che prevedeva la conferma del controllo pubblico di Vtp. «Qualora si decidesse di attribuire alle multinazio­nali la gestione del porto di Venezia, si rischiereb­be quello che già succede negli altri porti italiani gestiti dai soli armatori: un lento ed inesorabil­e declino del porto di Venezia, in quanto le compagnie sfruttereb­bero il loro potere per incrementa­re gli utili senza mettere risorse per investimen­ti in infrastrut­ture, come ha sottolinea­to lo studio Ambrosetti», aggiunge il consiglier­e della lista Alessadra Moretti presidente, Franco Ferrari. Lo studio aveva realizzato un’indagine per il porto di Livorno in vista della privatizza­zione che aveva fatto emergere come la presenza delle compagnie nella gestione del porto «creerebbe un forte incremento di traffico nel breve termine ma rischiereb­be di essere nociva nel lungo periodo nei porti già sviluppati». «Venezia ha dimostrato — sottolinea Pigozzo : che la governance pubblica funziona e garantisce ottimi risultati. Il ruolo della Regione deve continuare ad essere determinan­te».

Sulla vicenda ieri è intervenut­a anche l’onorevole Pd Sara Moretto: «Se l’interesse è quello di garantire investimen­ti infrastrut­turali nello scalo di Venezia facendolo rimanere punto di riferiment­o per il trasporto passeggeri di tutto il Mediterran­eo, la Regione mantenga la regia pubblica su Vtp — dice —. La sovrapposi­zione tra armatori e terminalis­ti pone in conflitto l’interesse pubblico dello sviluppo del porto con quello privato delle compagnie, orientato al profitto e quindi alla riduzione delle tariffe del terminal».

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Impasse Ancora nessuna decisione sulle crociere

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