Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Padre, madre e figlio 15enne facevano razzia negli ospedali
La loro era diventata ormai un’attività di famiglia, che occupava non solo i genitori ma anche il figlio minorenne, tutti specializzati nei furti in ospedale. Fino a venerdì quando padre, madre e ragazzino sono stati bloccati dai carabinieri di Vittorio Veneto, dopo l’ennesimo furto appena messo a segno a Motta di Livenza. Protagonisti il 41enne A.G. e la 38enne moglie G.B., entrambi senza lavoro e pluripregiudicati, e il figlio di appena 15 anni, tutti residenti a Marghera. I militari erano sulle loro tracce dal marzo scorso, dopo una serie di furti nei reparti dell’ospedale di Costa, a Vittorio Veneto. La loro tecnica era consolidata: entrare in corsia, confondersi tra pazienti e parenti in visita e, appena possibile, rubare borse e portafogli. Un sistema che, in pochi mesi, aveva consentito loro di mettere a segno una serie di colpi negli ospedali della provincia. Tre quelli contestati nell’ospedale vittoriese, tra il luglio 2015 e marzo 2016: grazie ai codici pin ritrovati nelle borse, una paziente era stata derubata di 600 euro, mentre peggio era andata a due infermieri che si sono ritrovati con ammanchi di 2 mila e 1500 euro. E’ stato infatti proprio grazie alle immagini delle telecamere dei bancomat che i carabinieri sono riusciti a identificare i ladri. E’ così scattato un periodo di osservazione e pedinamenti, fino a venerdì pomeriggio quando genitori e figlio hanno raggiunto l’ospedale riabilitativo di Motta di Livenza e si sono divisi e confusi tra la gente. Poco dopo è scattata l’ennesima allerta per un furto subito da un’infermiera del reparto di Pneumologia, ma la famigliola ha fatto poca strada. Tutti e tre sono stati infatti bloccati dai carabinieri mentre, con il bancomat appena rubato, stavano effettuando un prelievo. Per i genitori, con vari precedenti penali, è così scattato l’arresto per furto aggravato e indebito utilizzo di carte di credito. Il figlio 15enne, fino ad oggi incensurato, è stato invece denunciato alla procura dei minori e affidato a parenti.