Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Crisi, errori e patrimoni perduti ripartiamo da un tavolo sul credito
Il rischio che le vicende bancarie, a tratti drammatiche, portino ad un reale impoverimento di aziende e famiglie, è reale. È cosa che toglie il sonno, perché un’azienda che chiude, una famiglia che perde i propri risparmi è sempre una sconfitta per tutta la società.
Ed è motivo di reale sofferenza per chi, come il sottoscritto, ha sempre creduto nell’importanza del ruolo che una finanza sana ed interprete dell’economia reale può offrire al mondo dell’impresa per crescere, prosperare, generare benessere per sé e per le famiglie. Per questo dobbiamo prendere atto che è giunto il momento di voltare pagina e riconoscere onestamente gli errori compiuti.
Confindustria, espressione dello spirito imprenditoriale e della cultura del lavoro che ha reso ricca questa terra, vuole concorrere a trovare una via d’uscita.
In questi anni, anche altri fattori hanno evidenziato la fragilità del sistema economico e sociale del Veneto e dei suoi soggetti di riferimento: lo scandalo legato ad una grande opera, cui tutto il mondo guarda, il progressivo cedimento dell’impianto regionale dei servizi all’innovazione, il cambio radicale di tanti modelli di business.
Il resto lo ha fatto la grande crisi della finanza internazionale, e la profonda trasformazione dell’economia globale, che ha messo in crisi imprese, lavoro, credito e identità sociale.
Dal 1960 ad oggi, le imprese venete hanno saputo generare ricchezza, essere la locomotiva d’Italia e conquistare i mercati internazionali anche grazie ad un sistema finanziario fatto di tante banche locali, cresciute accanto ai grandi player nazionali.
Si era così creato un sistema integrato, che consentiva l’impiego virtuoso del risparmio sul territorio, dove veniva prodotta una positiva “complicità sociale” tra imprese e