Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Dai fiori ai Pokemon Il nuove tendenze del vetro di Murano
Al Museo del Vetro l’ultima produzione di designer, artisti e maestri
Nel giardino un mostro della laguna lungo quasi sette metri che esce dall’acqua e polipi che fluttuano. Nelle sale un variegato cosmo di pesci, tartarughe e ippopotami, insetti e fiori, immagini sacre e divinità greche, meteore e Pokemon. Creazioni artistiche ma anche oggetti funzionali, come lampade, vasi e bicchieri. La Fondazione Musei Civici di Venezia presenta la mostra «Murano oggi. Emozioni di vetro», al Museo del Vetro sull’isola veneziana fino al 25 aprile, che propone 260 opere di 90 artisti italiani e 14 stranieri, con 53 fabbriche rappresentate, per offrire il meglio del vetro muranese. L’esposizione è curata da Gabriella Belli e Chiara Squarcina, «È un “inventario” - ha spiegato la direttrice dei Musei Civici Belli - della Murano di oggi. Abbiamo accolto questi lavori senza gerarchie, scegliendo di porci come un museo aperto al territorio, consapevole del ruolo centrale chiamato a svolgere per l’isola». Ad accogliere il visitatore è una meteora di Dino Rosin. Nasce dalla leggenda veneziana, raccontata da Alberto Toso Fei, dell’apparizione - nel Cinquecento - a due pescatori di un mostro marino col corpo di serpente e la testa di cavallo, Il mostro della laguna, terrifico lavoro di Simona Favrin e Nicola Moretti. Il giardino del museo è abitato da installazioni, tra cui le tentacolari creature di Maria Grazia Rosin sospese nell’aria, le mani di People e Italy-Italy di Federica Marangon. La Sala Brandolini è dedicata alle produzioni legate alle tecniche tradizionali: soffiati, vetri a lume, murrine. Dall’universo di insetti nella «Terra» di Vittorio Costantini, al dorato Rembrandt: la ronda di notte di Giampaolo Ghisetti, dai coralli di Bruno Amadi al mappamondo di Antonio Cecchelin. Passando attraverso i Pokemon di Gianni Seguso, si giunge allo Spazio Conterie, declinato al design. Con le sinuose sculture nere di Cristiano Bianchin, i cuscini «Miele» di Judi Harvest, la Dike stilizzata di Cristina Sfriso, i pesci di Hugh Findletar. Il colore in Ecsidi di Marina e Susanna Sent, nello scenografico lampadario rosso di Fabio Fornasier, nell’Abisso di Salviati, nell’uomo-manichino di Mauro Bonaventura. La grazia è nei fiori di Lilla Tabasso, anche quando sono in decomposizione.