Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
LA CULTURA DELLA CREATIVITÀ
Il Grand Tour d’Italia ha plasmato la cultura di tante generazioni di giovani visitatori provenienti da un numero crescente di paesi con l’alzarsi dell’onda della globalizzazione sui cui fanno surf i talenti in mobilità internazionale. Tra le tappe imperdibili, Venezia insieme a Firenze, Roma e Napoli. Nella nuova età della conoscenza, Milano e Bologna, cuori pulsanti dell’industrializzazione, sono anch’esse mete privilegiate dal grande viaggio culturale. Queste città si trovano nel gruppo delle 168 di 30 paesi europei selezionate dal Monitor delle città culturali e creative: uno strumento messo a punto dalla Commissione Europea per la promozione dell’apprendimento e degli scambi reciproci, con l’obiettivo di far correre più veloce il treno dello sviluppo trainato dalla locomotiva della cultura. Grazie alle bellezze naturali, ai siti d’interesse storico e artistico e ai musei, a Venezia le corde della cultura vibrano forte, seppur meno di Firenze. Tuttavia, come la città medicea, quella dei Dogi non trasforma tanto fervore culturale in imprenditorialità creativa. Elaborato dal Monitor, l’indice dell’economia creativa è quasi tre volte inferiore all’altro che misura la vibrazione culturale. Le classifiche sono memorie che recano speranze mentre pongono mille domande. Tra queste, l’interrogativo sull’ampiezza del fronte dei professionisti della conoscenza e dei lavoratori dotati di estro che non trova adeguati sbocchi imprenditoriali.
La creazione di imprese trainate dalla coppia cultura & creatività è frutto dell’abbraccio tra laureati in arte e discipline umanistiche e laureati nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (in acronimo, ICT). Ebbene, al pari di Bologna industriale, Venezia culturale vede la collaborazione interdisciplinare condizionata dal ristretto numero dei laureati ICT. L’indice del Monitor segnala uno scarto di oltre sei volte a svantaggio di questi ultimi. Le aspirazioni di Venezia e del Veneto ad essere protagoniste dell’Industria 4.0 sarebbero più promettenti se accompagnate da un movimento che alzasse lo stendardo del Rinascimento 2.0 caratterizzato dalla feconda cooperazione tra arte e scienza affinché sia accessibile il percorso imprenditoriale ad artisti e umanisti insieme a scienziati e tecnologi. Altrettanto decisivo è curare il campo della sperimentazione culturale sui cui corrono i giovani talenti, in un andirivieni che li fa incrociare navigando gli uni in direzione opposta agli altri. Venezia ha ancora molta strada davanti a sé per infoltire il gruppo di laureati stranieri da integrare nel suo tessuto culturale.