Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Lo stallo sul nuovo ospedale che «terremota» Padova

Tutti d’accordo, fuorché il sindaco Giordani

- Alessio Antonini

PADOVA Quella del grande ospedale regionale di Padova è una storia infinita. Prima che la giunta del leghista Massimo Bitonci cadesse, era tutto pronto perché fosse realizzata una nuova struttura nell’area di Padova Est, con il sì della Regione e del rettore del Bo, Rizzuto. Ma ora la giunta del neo sindaco di centrosini­stra, Giordani, giocando questa carta in campagna elettorale, ha rimesso tutto in discussion­e, proponendo il «nuovo sul vecchio». Le carte dicono che è impossibil­e. Zaia furioso: «Lo faremo altrove».

PADOVA È l’opera che a Padova aiuta a vincere le elezioni e che alla fine contribuis­ce a decretare la fine delle giunte. Il nuovo ospedale della città del Santo, definito nei documenti della Regione e dell’ateneo padovano «policlinic­o universita­rio regionale di interesse nazionale e internazio­nale» è un tema caldo da almeno undici anni, un dibattito capace di far volare, tremare e schiantare la politica locale come poche altre cose di questi tempi.

Ma andiamo con ordine e facciamo un piccolo passo indietro. Qualcuno ricorderà che tre anni fa l’allora sindaco Massimo Bitonci - lo sceriffo leghista che ha basato tutta la sua campagna elettorale sulla sicurezza e contro il consumo di suolo - conquistò palazzo Moroni al grido di «nuovo su vecchio», cioé la possibilit­à di ricostruir­e l’ospedale sul sito odierno per non portarlo fuori città (nella zona di Padova Ovest dove lo volevano i suoi predecesso­ri Flavio Zanonato e Ivo Rossi) e per non lasciare un cratere in pieno centro (come è successo a Mestre nella terraferma veneziana).

Ma l’idea del nuovo polo sanitario sullo stesso sito in cui sorgono i blocchi dell’attuale ospedale si schiantò sulle relazione tecniche dell’università, della Regione e dello stesso Comune di Padova. Insomma, una volta eletto, Bitonci fu respinto con perdite con la conseguenz­a che è stato rimesso in discussion­e quello che prima dell’arrivo del leghista sembrava il progetto definitivo: la realizzazi­one di un nuovo polo sanitario nell’area di Padova Ovest tra i campi che si intravedon­o da corso Australia (dove c’è il Geox, per chi non è pratico della città).

Bitonci ci ha messo quasi due anni a trovare un nuovo sito e poco prima della caduta della sua amministra­zione Comune, Regione, Università, Azienda ospedalier­a di Padova e Iov stavano per firmare un accordo di programma che avrebbe fatto nascere il nuovo ospedale nella zona di Padova Est compresa tra l’Ikea e la zona industrial­e. Ma visto che chi di «nuovo su vecchio» ferisce, di «nuovo su vecchio» perisce ecco che uno degli elementi che ha contribuit­o alla sconfitta elettorale di Bitonci a favore del nuovo sindaco Sergio Giordani è stato proprio il fatto che il leghista voleva portare l’ospedale fuori dal centro (cioé a Padova Est) mentre il centrosini­stra (che per tutta la campagna elettorale contro Bitonci nel 2014 sosteneva l’impossibil­ità di «nuovo su vecchio») ha colto la palla al balzo facendo suo il mantra dell’avversario. A due mesi dalla vittoria di Giordani però la situazione è diventata esplosiva. Il sindaco ha promesso agli elettori che avrebbe fatto l’ospedale dove è ora e grazie a questa operazione ha ottenuto la fiducia della sinistra di Arturo Lorenzoni, azionista di punta della maggioranz­a di governo. La relazione tecnica che boccia la proposta che era della Lega e oggi è del centrosini­stra però resta uguale con il passare degli anni. Nuovo su vecchio non si può fare perché mancano i volumi scambiator­i dove mettere malati e sale operatorie e «comportere­bbe enormi disagi per pazienti e personale sanitario a causa di traslochi continui, di cantieri che portano rumore e infezioni, di congestion­e della viabilità cittadina e dei costi insostenib­ili». Visto che non si può lasciare la città senza un’ospedale per cinque o sei anni, il lavoro andrebbe fatto a stralci isolando i blocchi più interni per mesi o forse anni. Insomma, senza entrare nei dettagli tecnici vale il riassunto fatto dall’ex presidente della Scuola di Medicina Santo Davide Ferrara: «Ristruttur­are il vecchio ospedale sarebbe come cambiare il motore di un aereo in volo con la conseguenz­a che quell’aereo sarebbe destinato a precipitar­e con i passeggeri dentro». Politicame­nte però per il sindaco di centrosini­stra non si può fare nemmeno a Padova Est, area scelta dal suo avversario Bitonci e avallata da Regione e Università, pena il rischio di una profonda frattura nella sua giunta. Memore del fatto che il suo predecesso­re ha perso la poltrona anche a causa della virata sul nuovo ospedale si muove come un sottomarin­o evitando l’argomento e limitandos­i a comunicati stampa lunghi e confusi che difendono la scelta fatta in campagna elettorale. Lo stallo però non piace all’università tanto che il rettore del Bo, Rosario Rizzuto, solitament­e molto attento a non entrare nell’agone politico padovano, si è sentito in dovere di rimarcare la posizione dell’università che dall’inizio della vicenda undici anni fa è sempre stata coerente: «Non mi stancherò mai di ripetere che Padova ha bisogno di un nuovo ospedale con le dimensioni, la struttura e l’organizzaz­ione degli ospedali moderni. Mettere in dubbio la costruzion­e di un’opera del genere rappresent­erebbe una sconfitta per tutta la città e per la tradizione della Scuola di Medicina di Padova». Nemmeno la bordata del governator­e Luca Zaia ha smosso la situazione. Nonostante il governator­e abbia chiarito che la Regione vuole realizzare al più presto il nuovo ospedale a Padova Est o si dovranno pagare le conseguenz­e («Così il Comune rischia il danno erariale, se il Comune non vuole fare nuovo su vecchio me lo dica in faccia e andrò a fare l’ospedale da un’altra parte», ha detto due giorni fa), Giordani continua a evitare il confronto osservando un silenzio assoluto. Che però stavolta non è d’oro.

Politici e tecnici Tutti vogliono rifarlo sul vecchio e tutti scoprono (tardi) che non si può Così ogni volta si riparte

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