Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Prosecco, le scuse inglesi. E arriva quello analcolico
E Boscaini (Masi) avverte: «Affrontiamo il nuovo clima». Ma l’Amarone si farà
Arriva il Prosecco analcolico. Ne ha parlato ieri a Mareno di Piave il governatore Luca Zaia. E intanto dopo le polemiche dall’Inghilterra arrivano le scuse.
TREVISO Puccini e Verdi non possono competere con Cliff Richard, in Gran Bretagna.E dopo la Brexit, sarà meglio per tutti se la si smette di denigrare i prodotti stranieri di eccellenza. A cominciare dal Prosecco con bufale circa la minaccia che potrebbe rappresentare per lo smalto dei denti dei consumatori. In sintesi è il taglio che il Times ha utilizzato in un editoriale pubblicato ieri che ha fatto da contraltare alla polemica mediatica del giorno prima. Quando l’altro quotidiano, Il Guardian, aveva sparato l’allarme dei dentisti secondo cui lo spumante italiano, per i suoi contenuti di alcol, zuccheri e carbonati sia una vera minaccia chimica per la dentatura di chi lo beve.
In Veneto la notizia era stata presa come una via di mezzo fra uno scherzo di dubbio gusto e un Fake. Non fosse per il nome della testata che l’ha riportata. Ieri il pezzo «riparatore» dal contraltare autorevole del Times, intitolato «Antisecco», che ironizza sulla cattiva abitudine dei britannici di criticare quanto di buono venga da Oltremanica, senza comprendere che spesso il confronto con i corrispondenti prodotti locali è una sconfitta in partenza. «Per quanto riguarda le cosiddette glorie di Venezia, Siena, Firenze e Roma tutta quella pubblicità è semplicemente uno strumento per dissuadere i turisti dal visitare Smethwick, Slough e Grimsby. ‘Strategia’ che forse – conclude il Times – è meglio perfezionare».
Parole che per l’enologo Luca Zaia, presidente della Regione, colpito profondamente il giorno prima nell’onore personale prima che istituzionale, confermano «quanto il Times sia serio e grande». Nel non scegliere di nascondere il guaio sotto il tappeto, spiega Zaia, il giornale «ha affrontato in modo equilibrato una questione per nulla frivola che riguarda un’intera economia e migliaia tra imprenditori e lavoratori. Riconfermo amicizia e vicinanza con il popolo inglese, che ha dimostrato di saper apprezzare un prodotto di qualità certificata».
Questo poco prima di esercitare a Mareno di Piave una specie di diritto al primo grappolo in una vendemmia singolare, almeno per la destinazione dell’uva. Una bottiglia del prodotto che se ne otterrà sugli scaffali di un supermercato medio italiano costa 6,50 euro, dunque in linea con un Prosecco; ma di vino non si può parlare perché alcol non ne contiene. Ciò non toglie che in certi ristoranti, da Venezia a Doha, possa costare cinque volte tanto. Si chiama «Bella» ed è uno spumante su cui Iris Vigneti sta scommettendo. Qui il vino-non-vino pesa sul fatturato complessivo per il 40% ed è un driver di crescita su cui si punta parecchio. Oltre a non generare ebbrezza, il «Bella» è molto parco di calorie, meno della metà per unità di volume rispetto ad uno spumante classico.
E sempre per parlare di vino, ma in senso «normale», il presidente di Federvini e patron di Masi Agricola, Sandro Boscaini, ha suggerito ieri di aspettare ancora qualche giorno prima di trarre giudizi finali sulla vendemmia di quest’anno. Per Masi il calo di quantità è fuori discussione e occorre adottare misure di difesa, ad esempio con gli innesti, contro un clima sempre più connotato da eventi estremi, pur se aree storiche come la Valpolicella «hanno una capacità di resistenza ai cambiamenti meteorologici maggiore rispetto ai vigneti delle zone di recente piantagione». E se pur la produzione di Corvina, Rondinella e Molinara non è stata abbondante, l’annata è giudicata interessante dal punto di vista qualitativo. Indicazione che fa ben sperare chi attende l’Amarone, il cui via libera alla produzione è diventato negli ultimi anni una sorta di thriller.