Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Un mese senza sbarchi e siamo riusciti a trasferire 200 profughi da Cona e Bagnoli»
VENEZIA «Ad agosto non sono arrivati profughi e noi come prefetti siamo felicissimi di questo notevole rallentamento: ci permette di alleggerire le situazioni in eccesso come Cona o Bagnoli. Abbiamo già dei risultati». La politica di accordi con la Libia e di intese con l’Europa varata dal ministro dell’Interno Marco Minniti ha fatto tirare il fiato ai prefetti del Veneto sull’accoglienza dei richiedenti asilo, un sollievo che racconta il prefetto di Venezia Carlo Boffi, coordinatore per il Veneto per l’emergenza. Prefetto,
è dalla stagione delle Primavere Arabe che non si fermavano gli sbarchi. Si è aperta già quella che Minniti chiama la seconda fase, quella dell’integrazione?
«Per noi prefetti, più i numeri sono limitati e più facile è il nostro lavoro. Leggiamo quello che sta facendo il governo in Africa, dei contatti del ministro con gli undici sindaci della Libia e sono evidenti i grandi risultati ottenuti che hanno avuto anche il plauso dell’opposizione».
Sì, l’ultimo arrivo in Veneto risale al 27 luglio. Ma è un blocco strutturale o si tratta di uno stop momentaneo?
«Bisognerebbe chiederlo a degli esperti di affari esteri. Noi prefetti non possiamo che essere felici del notevolissimo rallentamento e auspicare che continui perché ci permette di cercare di alleggerire le situazioni in eccesso. Cona, ad esempio, il secondo centro più grande d’Italia, ma anche Bagnoli nel Padovano e la caserma Serena a Treviso».
State cominciando a svuotare i grandi hub: a Bagnoli i richiedenti asilo in un mese sono passati da 800 a 700 ma è così anche altrove?
«Sì, a Cona il un mese siamo passati da 1.334 persone a 1.249, Silenziosamente ma fattivamente stiamo spostando».
Il prefetto di Treviso Laura Lega ha appena emanato un bando per coinvolgere gli 80 Comuni che non accolgono profughi o ne ospitano pochi. Succederà in tutte le province del Veneto?
«È una strada che stiamo percorrendo sollecitando le manifestazioni di interesse. L’ultima a Venezia il 7 luglio, hanno risposto una decina tra enti e cooperative. Valutiamo poi caso per caso sia l’affidabilità della cooperativa o del proprietario che mette a disposizione l’immobile, sia la facilità di inserimento dei richiedenti asilo nel contesto perché bisogna cercare di far sì che ci sia l’accettazione da parte del territorio. Ad esempio: un’amministrazione comunale aveva mostrato delle resistenze e quindi abbiamo concordato l’accettazione insieme al condominio».
Il compito è più semplice ora che non ci sono centinaia di arrivi a settimana?
«Sì. Ma il metodo è sempre stato quello del confronto, del verificare caso per caso come ottenere il migliore risultato, vale a dire l’accettazione del territorio. Valutare la zona, il condominio, il contesto. In alcuni casi non abbiamo accettato proposte quando abbiamo ritenuto che potessero causare attrito sul territorio».
E cosa ne è stato di coloro che sono riusciti ad ottenere una il riconoscimento dello status di rifugiato?
«Da quando è iniziato il fenomeno al 1° settembre 2017, in Veneto sono arrivate 38.469 persone e oggi ne sono accolte 14.483, delle quali 13.904 nei centri temporanei e 579 in quelli della rete Sprar. L’esito delle richieste? Tra il 20 e il 25% dei richiedenti ha ottenuto il riconoscimento. Il rimanente va allontanato».
Tra settemila e novemila persone, quindi, hanno avuto la protezione internazionale. La differenza tra accolti e presenti è di circa 24 mila persone: dove sono gli altri?
«Si tratta di dati che ha il ministero, il Dipartimento delle Libertà Civili».
L’altro impegno di Minniti era la creazione di un centro di espulsione in ogni regione. In Veneto dove sorgerà?
«Le confesso che non sono ancora riuscito a trovare una struttura. Grazie alla riduzione dei numeri degli arrivi, abbiamo fatto in queste settimane un nuovo giro di ricognizione, parlato con referenti miliari. Ma ancora non abbiamo individuato una soluzione, neanche a grandi linee».
Il ministro ha chiesto alle Regioni di farsi carico dell’insegnamento dell’italiano e della formazione professionale e il Veneto ha già detto no. Al momento l’alfabetizzazione è a cura delle cooperative: funziona?
«Ho visto con i miei occhi a Cona i richiedenti asilo che imparavano a cucire, a cucinare. Noi controlliamo che i servizi di accoglienza offerti siano effettivamente erogati. E davanti ad inadempienze abbiamo emesso sanzioni , riduzioni del 10-15% sul contributo giornaliero pro capite».
Boffi Felicissimi, abbiamo già alleggerito Cona e Bagnoli