Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

L’inizio con il mastodonti­co Patavium Undici anni di progetti sulla carta

L’opera, ideata nel 2006, ora rischia di non essere realizzata

- PADOVA Al.A.

Decine di documenti protocolla­ti (46 per chi ama la precisione assoluta), quasi cinquecent­o pagine di numeri, parole e immagini, migliaia di ore di riunione e centinaia di articoli di giornale, agenzie di stampa, approfondi­menti più o meno profondi e dibattiti in tv. Non si può dire che in undici lunghi anni il nuovo ospedale di Padova non abbia partorito nulla, anche se niente di quello che è stato prodotto ha alcuna utilità per il futuro della sanità e per i malati padovani. Ma andiamo con ordine nel raccontare la lunga e travagliat­a storia di questo parto virtuale. Tralasciam­o le parti del corteggiam­ento amoroso (i primi a parlare della necessità di un nuovo ospedale a Padova furono l’allora sindaco Flavio Zanonato e l’allora governator­e Giancarlo Galan verso la fine del 2004) e cominciamo direttamen­te dal 2006 quando ci fu la prima inseminazi­one con un documento ufficiale.

È undici anni fa infatti che per la prima volta l’assessore regionale alla Sanità dell’epoca Flavio Tosi (poi diventato sindaco di Verona) ha messo nero su bianco nel programma sanitario l’embrione del progetto di nuovo ospedale. Poca roba se si pensa che nei tre anni successivi non è successo quasi nulla (tutto quello che riguarda i progetti del nuovo ospedale tra il 2006 e il 2009 si concentra in una cinquantin­a di paginette abbastanza vaghe marchiate in burocrates­e stretto). La nuova linfa che rilancia il dibattito arriva con il primo comitatone tecnico del 2010 che vede seduti al tavolo, al fianco di medici, giuristi, ingegneri e architetti l’ex governator­e Giancarlo Galan, l’ex direttore della Sanità Padovana Adriano Cestrone, l’ex rettore del Bo Giuseppe Zaccaria, l’ex sindaco di Padova Flavio Zanonato, l’ex presidente della Provincia Barbara Degani e l’ex direttore dello Iov Piercarlo Muzzio. Dal tavolo nasce il progetto Patavium, un ospedale da quasi due miliardi di euro e duemila posti letto che avrebbe trovato posto nel sito noto come Padova Ovest. É il primo grande accordo, ratificato l’anno successivo da tutti i membri del comitatone con in testa il governator­e Luca Zaia che aveva appena sostituito l’uscente Galan. I documenti cartacei iniziano a riempirsi di contenuti e di dettagli. Nel 2012 è quasi tutto pronto per la nascita del nuovo «policlinic­o universita­rio regionale di interesse nazionale»: il sito indicato trova tutti d’accordo (l’Ovest), i soldi si possono trovare (la Regione si impegna a fare un project financing), i padovani possono stare tranquilli che non perderanno il loro ospedale cittadino (le funzioni dell’attuale ospedale verranno parzialmen­te mantenute e l’area verrà riqualific­ata dando spazio a un futuro parco delle Mura). Tra le aule dell’università e negli studi architetto­nici vengono abbozzati anche alcuni progetti (non troppo ufficiali) sulla scia dei moderni disegni degli ospedali universita­ri appena nati (tra il 2010 e il 2012) a Strasburgo, a Pamplona, a Gotemborg, a Birmingham e a Londra. Tra il 2013 e il 2014 c’è la svolta definitiva: dopo il comitatone in cui stavolta siedono Ivo Rossi al posto di Zanonato), Claudio Dario al posto di Cestrone e Maria Giacobbo al posto di Muzzio, la Regione dichiara che l’ospedale di Padova è di «pubblico interesse». Tutto fatto? Macché. I venti di tangenti che coinvolgon­o l’ex governator­e Galan e i disastri economici dei project financing fatti in Veneto fino a quel momento mettono in crisi la politica regionale che comincia a tirare il freno a mano. L’elezione di Massimo Bitonci a palazzo Moroni al grido di «nuovo su vecchio» e «basta consumo di suolo» (gli slogan vi ricordano qualcosa?) completa l’opera di demolizion­e. È la fine del Patavium. Ci vuole quasi un anno e altre carte e documenti per arrivare alla soluzione di Padova Est, con costi dimezzati rispetto al primo progetto. Cade Bitonci e la situazione torna in stallo. In undici anni Padova ha prodotto solo carta. Strasburgo, Pamplona, Gotemborg, Birmighan e Londra hanno un nuovo ospedale. Piccole differenze.

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