Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Riapre lo studio di Vedova nascosto nell’abside della Chiesa della Carità
VENEZIA «Sarà brutto da dire ma gli spazi per l’amministrazione e di rappresentanza delle Gallerie dell’Accademia mancano. Quindi siamo ben felici di presentare come primo atto per i festeggiamenti del nostro bicentenario, la rinascita dello “studiolo Vedova”». Non nasconde l’entusiasmo Paola Marini, direttore delle Grandi Gallerie. Il piccolo spazio che ha già accolto nelle scorse settimane rappresentanti dell’Hermitage di San Pietroburgo e dell’Associazione dimore storiche, si presenta come uno scrigno minimal e prezioso insieme. Da una delle absidiole della Chiesa della Carità, infatti, è stata ricavata una stanza con vista sul Canal Grande che per fulcro ha la tela «Immagine del tempo», realizzata nel ’57 da Emilio Vedova. Vedova lì aveva lo studio, nel cuore dell’Accademia laboratorio formativo creato 200 anni fa. E a lui oggi è dedicato lo spazio, all’«uomo di Dorsoduro» come lo definisce Alfredo Bianchini presidente della Fondazione Emilio e Annabianca Vedova che ha collaborato all’iniziativa. «Vedova diceva diceva spesso che da bambino avrebbe voluto diventare un maestro elementare», racconta Fabrizio Gazzarri, direttore delle collezioni e dell’archivio della Fondazione Vedova, studente del maestro. Nel piccolo, prezioso spazio cui si accede da una sorta di porticina segreta dagli spazi per le mostre temporanee, convergono così elementi eterogenei: la storia delle Gallerie, la modernità di Vedova, la raffinatezza dei tessuti di Rubelli, il design di due Luminator disegnate da Pietro Chiesa per FontanaArte nel ’33 scelti da Sandrina Rubelli che ha coordinato l’intervento di recupero oltre ad aver donato i materiali.
Il museo ha speso 3500 euro. Con l’occasione le Gallerie hanno presentato anche il nuovo logo: un quadrato verde su cui campeggia un puntino rosso a rappresentare sia il visitatore che l’opera d’arte. (m.za.)