Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Veneto Banca, vigilanza di Bankitalia nel mirino dopo un esposto su Bim

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VENEZIA Veneto Banca, la tormentata vicenda di Bim provoca un’inchiesta che tocca la vigilanza di Bankitalia. Intanto, sul fronte del credito, il presidente di Confindust­ria Veneto, Matteo Zoppas, chiede garanzie sul credito per le imprese ad Intesa Sanpaolo, in vista del vertice di lunedì, quando incontrerà il team che sta integrando le ex popolari, affiancato dal suo delegato al credito, Enrico Marchi (la cui Finint, secondo indiscrezi­oni, potrebbe trovarsi a gestire portafogli di sofferenze su incarico della Sga). Un occhio al passato e uno al presente, con la gestione delle conseguenz­e della liquidazio­ne, la vicenda delle ex popolari venete non trova pace. Di ieri la notizia lanciata dal Fatto Quotidiano dell’apertura di un’inchiesta alla Procura di Roma che coinvolge la vigilanza di Bankitalia, sulla base di un esposto dell’ex manager di Banca Intermobil­iare, Pietro D’Aguì. L’ex manager ricostruis­ce i rapporti con Veneto Banca, successivi alla vendita di Bim da parte dei soci di Cofito nel 2010. Quota pagata tutta, nel caso di D’Aguì, con un milione di azioni Veneto Banca e un impegno a rivenderle al massimo a fine 2012 con una corsia preferenzi­ale. Nel 2011, dopo l’Opa su Bim, Montebellu­na chiede a D’Aguì di prendere il 10% di Bim, con un finanziame­nto ad hoc, con la promessa di sistemare in fretta tutto il capitolo. In effetti poco dopo Veneto Banca si riprende 600 mila azioni, per 20 milioni. Ma il resto non va avanti. D’Aguì si trova con 400 mila azioni - ora azzerate - su cui parte un contenzios­o con Veneto Banca, e un residuo finanziame­nto di 38 milioni di euro. Che la gestione Bolla-Carrus mette a rientro, dopo che Bce, nel 2014, boccia il riacquisto di Bim da parte della cordata piemontese messa in piedi da D’Aguì (dentro anche Luca Cordero di Montezemol­o e Carlo De Benedetti), che valutava la banca 562 milioni (i liquidator­i la stanno rivendendo ora sotto i cento). Sulla base anche della perdita d’onorabilit­à di D’Aguì sancita dopo l’ispezione di Bankitalia in Bim del 2012, che aveva fissato una decurtazio­ne del patrimonio di vigilanza rivelatasi poi errata, e imposto la revoca dei poteri di D’Aguì in banca.

Ora il finanziere ha inviato un esposto alla procura di Roma, che tira in ballo la vigilanza di Bankitalia. Per non aver vigilato sugli accordi relativi alla compravend­ita di Bim, per il modo in cui fu condotta l’ispezione 2012 e per lo stop al riacquisto di Bim del 2014, costato ingenti perdite. Si vedrà se l’inchiesta - senza indagati farà strada. È affidata ai Pm Maria Sabina Calabretta e Stefano Pesci, che hanno in carico l’inchiesta penale su Veneto Banca. Le cui carte si riferiscon­o a D’Aguì come a uno dei casi di portage sulle obbligazio­ni centrale per l’inchiesta. Fondata sull’ispezione 2013 di Bankitalia e che si è avvalsa anche dei suoi consulenti tecnici. Per intanto fonti di Palazzo Chigi hanno smentito ieri sera che l’inchiesta possa pesare sulle valutazion­i intorno alla riconferma del governator­e di Bankitalia, Ignazio Visco, ed hanno confermato «l’incondizio­nata fiducia» del presidente del consiglio, Paolo Gentiloni (il legale di Aguì è il cugino del premier, Michele Gentiloni) a Bankitalia. Intanto l’esposto di D’Aguì precedente a quello ora al vaglio a Roma, che accusa l’ex Ad di Veneto Banca, Vincenzo Consoli, di estorsione e truffa aggravata per la mancata vendita delle azioni, è stata trasferita per competenza alla procura di Treviso.

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