Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Profughi, scontro sui finanziamenti per l’integrazione
Regione e Anci al governo: noi non paghiamo
VENEZIA «Il Veneto ha già dato». Così risponde Zaia al mi- nistro dell’Interno Minniti che chiede a Regioni e a Comuni di finanziare i corsi di italiano e la formazione professione per chi è stato accolto come rifugiato e passare così dall’accoglienza all’integrazione. Pavanello, presidente Anci del Pd: «I Comuni non possono».
La Regione Veneto dice «no» al ministro dell’Interno Marco Minniti: non sosterrà il passaggio dall’accoglienza all’integrazione dei richiedenti asilo. Scontato, si dirà: sul tema migranti, Roma e Venezia si punzecchiano da sempre. Ma a mettere paletti stavolta è pure la sindaca Pd di Mirano Maria Rosa Pavanello, presidente dell’Anci Veneto. «Il tema è: quando coloro che ottengono lo status di rifugiato non hanno lavoro e finiscono i soldi per lo Sprar, chi sostiene i costi? - chiede Pavanello - I Comuni? Noi non siamo in grado di aumentare la spesa», avverte.
Non suona troppo lontano dall’«abbiamo già dato» del presidente leghista della Regione Luca Zaia. «Il governo porta in Italia duecentomila migranti l’anno ed integrarli è compito delle Regioni? - ha chiesto, retorico - Ci è impossibile fare di più con le risorse che abbiamo».
Il progetto del Viminale contestato prevede che i rifugiati, ovvero i richiedenti asilo che hanno visto accolta la domanda, siano avviati alla formazione professionale. A carico delle Regioni e dei Comuni. Ed è questo il punto: chi paga? Per il segretario della Lega Matteo Salvini, che ieri era in tour in Veneto tra Conselve, Campodarsego e Oppeano, il problema è anche chi ci guadagna. «Altro che generosità e accoglienza - ha detto alludendo alle cooperative sociali - Facendo finta di essere buoni, si riempiono le tasche».
I corsi di italiano, basilare educazione civica e stradale vengono tenuti in tutte le strutture di accoglienza, offerti come servizio dalle coop o gestite dal volontariato. Ma, spiegano dalle associazioni, la frequenza non è obbligatoria e nel caso di hub troppo grandi le lezioni per cento partecipanti sono poco proficue. Le Regioni, invece, gestiscono altri progetti di integrazione rivolti agli stranieri regolari e residenti e finanziati dal fondo Fami (Fondo asilo, migrazione e integrazione).
«Abbiamo attivato progetti per le donne, l’integrazione, la lingua e l’identità per i 517.000 immigrati residenti in Veneto spiega l’assessore al Sociale Manuela Lanzarin - Con fondi nazionali non imputabili al bilancio regionale: cinque milioni per quattro anni. Il Veneto spende bene, anzi benissimo, i fondi destinati alla formazione per cercare di dare lavoro ai veneti che non ce l’hanno e anche a quegli stranieri, venuti qui regolarmente, che a causa della crisi l’hanno perso».
Quello che chiede il Viminale è diverso. «Minniti vorrebbe che enti locali e Regioni stanziassero ulteriori risorse per l’integrazione dei richiedenti asilo, vuole prendere dalle casse delle Regioni - continua Lanzarin - Non possiamo, non è equo nei confronti dei cittadini. Gli immigrati clandestini non hanno alcuna intenzione di integrarsi e noi non li vogliamo. Un piano calato dall’alto, senza passaggio in conferenza Stato-regioni al quale Veneto e Lombardia hanno detto no».
Primo perché la Lega contesta la gestione dell’emergenza, poi perché la Regione «non ha soldi neanche per i bisogni dei residenti in Veneto e prevedere altri soldi per i presunti profughi non ci va bene», chiude l’assessore. «È il governo a doversi far carico di tutto questo ribadisce Zaia - Non gli Enti locali, le Regioni e i Comuni già in difficoltà per la scarsità di risorse».
«Ci sono tanti progetti e da tanti anni in Veneto, sull’integrazione - conferma la presidente Anci Pavanello - Quando ci saranno progetti concreti, siamo disponibili a sederci al tavolo. Un tavolo - continua che nel 2017 mai è stato convocato dalle prefetture. E sono mesi che non ci vengono comunicati i dati, non sappiamo chi resta e chi va via. Avevamo chiesto verifiche puntuali, riscontrando appunto un problema di trasparenza».
Zaia Abbiamo già dato, paghi il governo
Pavanello I Comuni non possono spendere