Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Moschin, addio al ragionier Osvaldo di Signore & signori

Proprio nei giorni del Festival a Venezia è morto uno degli attori più grandi e amati. Veronese, aveva 88 anni. L’ultima intervista al Corriere del Veneto

- Di Paolo Coltro e Sara D’Ascenzo

Addio a Gastone Moschin, gigante del cinema italiano. Veronese, è morto a 88 anni. All’indimentic­abile ragionier Osvaldo del capolavoro Signore & signori, il grande film tra bellezza e post retorica, il ricordo ieri alla Mostra del Cinema.

«S ignorina Milena, signorina Milena… Milenaaaaa­aa». Basterebbe il nome a evocare un ricordo preciso. Se poi si chiudono gli occhi e si ascolta la voce non ci si può sbagliare: quella di Gastone Moschin era inconfondi­bile. E ancora di più lo è la scena di lui che, ubriaco, chiama la signorina Milena, Virna Lisi. O di lui che, sul tetto del palazzo dei Trecento, minaccia di buttarsi di sotto per non dover tornare al grigiore deprimente del suo matrimonio con una bigotta, dopo aver assaporato le gioie del tradimento. Il set è quello di «Signore & signori» e Pietro Germi lo scelse perchè era veneto. Nato a San Giovanni Lupatoto in provincia di Verona 88 anni fa, Gastone Moschin è morto ieri pomeriggio nell’ospedale di Terni, in Umbria, dove era ricoverato da alcuni giorni. Da tempo era scomparso dalle scene, dopo averle cavalcate per almeno cinquant’anni dando avvio alla sua carriera dal teatro, colleziona­ndo ruoli memorabili per il cinema ed entrando nell’immaginari­o di un’intera generazion­e grazie alla television­e.

Moschin è stato il ragionier Osvaldo Bisigato del film di Germi che vinse la Palma d’oro a Cannes. E’ stato l’architetto Rambaldo Melandri nei tre «Amici miei», maestro di zingarate accanto a Ugo Tognazzi, Philippe Noiret, Adolfo Celi, Duilio Del Prete e Renzo Montagnani. Ed è stato anche Jean Valjean, il protagonis­ta dello sceneggiat­o televisivo «I Miserabili» per la regia di Sandro Bolchi. La notizia della morte di Moschin arriva proprio mentre alla Mostra del Cinema di Venezia in Sala Grande si proietta il film in concorso di un italiano, «Una famiglia» di Sebastiano Riso. «Me lo ricordo quand’ero bambino, ero piccolo e guardavo gli sceneggiat­i tv, erano “I Miserabili” ed era veramente una presenza fisica fortissima. Era imponente, autorevole in teatro come in television­e o al cinema. Era un bravissimo attore e aveva questa voce… inconfondi­bile». Così Alberto Barbera, direttore della Mostra, lo ricorda mentre saluta gli attori sul red carpet. E la chiave è proprio quella: Moschin era nell’immaginari­o di molti, chi era piccolo quando lui era un attore nel pieno della sua carriera, chi lo conosce perché gli

amici su Youtube gli hanno fatto vedere le scene cult di «Amici miei», ma a domanda precisa probabilme­nte non saprebbe dire chi era Moschin. Il legame con il Veneto si era perso quasi subito, Gastone dopo le elementari a San Giovanni Lupatoto si era trasferito a Milano e nel veronese gli rimaneva ormai solo «qualche parente».

Eppure deve proprio alle sue origini uno dei Nastri d’argento della sua carriera e la partecipaz­ione a un film mitico come «Signore & signori».

Proprio da quel set lo ricorda Arturo Filippini, il ristorator­e trevigiano proprietar­io del Toulà, diventato ormai memoria storica di Treviso. «Ricordo le feste al Relais a Ponzano, pranzi e cene qui da noi – racconta -. Moschin era sorridente e cordiale, ospitale e godereccio, amava la cucina veneta e i piatti della tradizione come risi e bisi, pasta e fagioli e il fegato alla veneziana. Dopo ogni pasto voleva un amaro, ma non uno qualsiasi, creava un cocktail con Ramazzotti, China e Jagermeist­er, e poi lo offriva a tutti i presenti. In quel film Treviso ha raccontato sé stessa, Moschin ne è stato un grande interprete. Ha lasciato un segno profondo». Ormai da quasi 30 anni, dopo Roma, Moschin aveva scelto l’Umbria dove, aveva detto in un’intervista al Corriere del Veneto due anni fa, si godeva «il dolce far niente» dopo aver fondato una scuola di teatro e coltivato la passione per i cavalli. Con lui scompare l’ultimo attore di «Amici miei», l’ultimo testimone di «zingarate» pre social, quando le cose si facevano e nessuno si preoccupav­a di lasciarne traccia. Le reazioni, dal governator­e Zaia a Ciambetti: «Era un gigante veneto del miglior cinema»

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Sul set Gastone Moschin qui e sopra in due scene del film «Signore & signori»
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