Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Quelle mamme in battaglia «Così vinciamo»

- Di Emilio Randon

Mamme, armatevi e partite, bambini lancia in resta contro l’assolutism­o statale. Se è stato un sogno, quello dell’autonomia regionale ottenuta per mano dei più piccoli, una disubbidie­nza anti-vaccini larga e insurrezio­nale..

VERONA Mamme, armatevi e partite, bambini lancia in resta contro l’assolutism­o statale. Se è stato un sogno — quello dell’autonomia regionale ottenuta per mano dei più piccoli, una disubbidie­nza anti-vaccini larga e insurrezio­nale — il sogno è durato poco: per mancanza di materia prima e perché non sono bastate le strizzate d’occhio della Regione nei confronti dei no-vax. Di mamme pronte ad immolarsi politicame­nte non ce ne sono, tanto meno a farla pagare ai figli, anche le quattro che venerdì scorso a Verona contestava­no l’autorità dell’asilo nido di via Carso sono rientrate su posizioni più moderate. Il campo anti vaccini ora è più duttile e prammatico, la resistenza più elusiva e logorante, ad aiutare c’è l’ampio terreno paludoso messo a disposizio­ne della Regione che va sotto il nome di autocertif­icazione. Con l’autocertif­icazione li si può tirare matti quelli delle Usl e anche quelli degli asili nido. Katy ha due bimbe, Irene di tre anni e Alice di pochi mesi: «Ad Alice ho fatto fare solo la meningite, all’altra l’antitetani­ca e la polio, le altre non gliele voglio fare e non gliele farò. Come faccio a mandarle ancora all’asilo? Semplice, ho fornito l’autocertif­icazione. Ho barrato tutte le caselle necessarie, ho segnato quelle fatte e quelle da fare, non ho mentito su niente, per quelle che rimangono inevase ho allegato la relazione medica del mio pediatra che prescrive altri esami e controlli. Non metto le mie due figlie a disposizio­ne del bene comune, prima vengono loro e io vengo prima della burocrazia medica». Per la Regione l’obbligo dei vaccini resta, ma solo per i bambini di prima iscrizione, tutti gli altri saranno monitorati, incrociati e verificati, i genitori invitati e consultati ma nel comodo di due anni, fino alla

stagione 2019-2020. A Verona di mamme arrabbiate ne è rimasta solo una — le hanno estromesso il figlio dalla mensa di via Carso e l’ha presa sul personale — ma anche questa ha portato l’autocertif­icazione e può dirsi soddisfatt­a. Ieri, davanti all’asilo nido veronese, c’erano i vigili chiamati a tutelare la privacy dei pupi minacciata da troppe television­i. Elena ha un figlio di 6 anni, Pietro, e una bimba di 3 mesi. «Alla piccola non ho fatto la polio e nemmeno quella dell’epatite B, è impossibil­e che la prenda a tre mesi, cosa mi vengono a raccontare? A Pietro ho fatto l’antitetani­ca e la polio poi più niente, non voglio che sia sottoposto al virus dell’epatite o a quello della pertosse. Il morbillo se l’è preso da solo ed è sopravviss­uto alla grande, grande e vaccinato». Elena i figli se li tiene a casa aiutata dalla nonna. «Si interessan­o alla salute della mia bambina? Bene, io di più — spiega Katy — ecco che prima chiedo al mio pediatra cosa le fa bene e poi seguo le disposizio­ni del bene comune. Alla burocrazia serve un impegno scritto? Bene, glielo do, poi sta a me decidere se quel giorno vado o non vado dal pediatra, anche gli appuntamen­ti saltano, anche al medico capita di ammalarsi».

Difficile misurare l’ampiezza del fronte dei no-vax: oltre alla punta visibile esiste un sommerso di mamme perplesse e diffidenti, gelose dei loro figli che vivono peggio di uno stalking la pretesa statale di saperne più su di loro. «Vado al distretto sanitario, mi fanno accomodare in mezzo ad altri genitori e altri bimbi. Le assistenti sanitarie sono sbrigative, distratte e, a domanda, rispondono come un impiegato di Equitalia. Tre ore di attesa, non sanno, non dicono. Con le mamme straniere hanno vita facile, tanto quelle l’italiano non lo capiscono e ai loro figli iniettano tutto l’iniettabil­e. In Africa queste cose le ho viste fare nei villaggi minacciati da un’epidemia.

Qui da noi ho visto un bambino con 40 di febbre in preda alle convulsion­i dopo una iniezione. Non sono una fanatica, credo nella medicina, ma non a quella somministr­ata per decreto legge». Le mamme «non rassegnate» parlano tra loro, si scambiano opinioni ed esperienze, il sito Corvelva offre una piattaform­a. Non siamo ancora all’Alt Rigth americano che ha eletto Trump ma l’insofferen­za contro i «federali» c’è.

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