Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Caso Verona, vigili a scuola Coletto critico
Ma anche Treviso pronto alla linea dura: «Prevenzione»
Caso Verona, dopo i bambini «respinti» da un nido comunale, ieri l’amministrazione di centrodestra ha schierato i vigili davanti alla scuola. «Dodici i bambini ritirati». L’assessore regionale leghista Coletto ha parlato di «eccesso di zelo». Anche la dem Treviso pronta alla linea dura.
Dieci genitori avevano «capitolato» già sabato. Altri tre (dei quattro che avevano sollevato il caso) hanno presentato la documentazione ieri. Solo una famiglia si è rifiutata ma ha lasciato il figlio a casa da scuola. Dopo il caso dei bambini fermati alle porte dell’asilo perché non avevano ottemperato (con venti giorni di anticipo) al decreto Lorenzin, nei nidi comunali veronesi ieri sembrava essere tornata la calma. Non fosse per la presenza dei vigili davanti alle porte di alcune scuole dove c’erano state venerdì, all’apertura del servizio alcune «intemperanze».
È accaduto in un nido del quartiere Pindemonte, ma anche a Ca’ di David, Santa Lucia e a Montorio: ufficialmente si è trattato di normale servizio di vigilanza scolastica. Ma nulla è andato storto: alle 9,30, quando finisce la fascia oraria in cui genitori possono portare i figli ai nidi, agli uffici del settore Istruzione del Comune era già arrivata la sentenza: c’è solo un genitore «ribelle». Una situazione che fa cantare vittoria a Palazzo Barbieri che parla di «situazione sotto controllo». È davvero così? Tutto, in realtà, sembra essere stato rinviato a data da destinarsi. È stato lo stesso Corvelva, il comitato regionale veneto per la libertà di vaccinazione, che sabato aveva segnalato i casi, a consigliare ai genitori che li hanno contattati questa «strategia»: consegnare l’autocertificazione (meglio la ricevuta della Pec, la posta certificata, con cui si è prenotato l’appuntamento all’Usl) ed aspettare l’appuntamento, che potrebbe arrivare molto al di là nel tempo (in alcuni comuni si parla già di mesi di lista d’attesa). Il genitore che si è rifiutato lo ha fatto per questioni «di principio»: venerdì le insegnanti gli avrebbero detto che, se non avesse provveduto alla documentazione «non sarebbero stati in grado di dare da mangiare al bambino».
Una situazione in parte dovuta alla volontà del comune di anticipare al 21 agosto il limite previsto dalla legge, che per i nidi e per le materne è stato fissato dal decreto Lorenzin al 10 settembre. Una scelta che l’assessore regionale Luca Coletto (Lega Nord) ha definito un «eccesso di zelo».
Da questa accusa si smarca Stefano Bertacco, assessore all’Istruzione del Comune di Verona: «Non volevamo trovarci nella situazione di ammettere dei bambini per poi respingerli, dal momento che il nostro anno educativo è iniziato il primo settembre». Bertacco ribadisce anche la sua valutazione (negativa) del provvedimento. «È una legge fatta con i piedi - sostiene - da senatore l’ho capito quando, dopo diverse audizioni di esperti, si è iniziato a mercanteggiare sul numero dei vaccini. Tuttavia le leggi vanno applicate, semmai, in democrazia, si lotta per cambiarle: ricordo che c’è già un ricorso presentato e nel giro di qualche mese potrebbero cambiare molte cose». Non a caso, proprio ieri, è stata annunciata la moratoria decisa da Palazzo Balbi.
«Ieri i genitori veronesi hanno evitato di andare allo scontro per non coinvolgere i bambini - fa sapere Mattia Marchi del Corvelva Verona - ma l’episodio di Verona è rivelatore: alla fine toccherà alle maestre applicare questa legge cacciando i bambini da scuola. Diverse famiglie hanno già ritirato i propri figli: abbiamo contezza di almeno dodici casi in provincia, alcuni dei quali nei nidi e nelle materne comunali del capoluogo».
Cosa accadrà nelle altre città? Venezia non schiererà i vigili, assicura l’assessore all’Istruzione Paolo Romor. Il problema, semmai, è capire quale direttiva applicare, se la ministeriale emanata venerdì o quella regionale di ieri. «L’avvocatura valuterà come le due norme si integrano e il quadro che, insieme, creano», spiega. A prima vista si integrano poco. Ecco perché Treviso non staranno tanto a cavillare. «Moratoria regionale? Questo è già un anno scolastico di transizione - osserva l’assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Treviso Anna Caterina Cabino - Noi sappiamo che la prevenzione sanitaria è alla base della legge e se la direttiva regionale cozza, noi seguiremo la norma nazionale», annuncia. «Perché le conseguenze ricadono sui bambini e bisogna stare molto, molto attenti».
Bertacco Non volevamo ammettere i bambini per respingerli poi