Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Accoglienza ma con integrazione» Moraglia sferza i politici: nuovo modello
Il patriarca alla Casa dell’ospitalità. Venturini: qui già favoriamo il reinserimento sociale
La mensa estiva Nei 41 giorni di apertura sono stati dati 4110 pasti. Lavori per creare camere singole
Lavoro, lavoro, lavoro, chiedono lavoro, dice il patriarca di Venezia uscendo dalla mensa estiva dei poveri della Casa dell’ospitalità. L’assessore alla Coesione sociale Simone Venturini trovando all’interno un operatore socio sanitario si è reso disponibile ad aiutarlo: «E’ una figura professionale richiesta», spiega. Italiani (pochi), stranieri tanti, «macedoni, romeni, ucraini, moldavi... Ho visto sofferenza, sono spaesati, ma il clima per fortuna è disteso», confessa monsignor Francesco Moraglia. Sabato sera in via Querini, vicino alla mensa di Ca’ Letizia, un uomo è stato denunciato dopo aver colpito i paletti della pista ciclabile mentre stava camminando una accetta in mano, spaventando i passanti. «L’accoglienza è un dovere, ma è un dovere anche l’integrazione — aggiunge il patriarca — Perciò bisogna essere generosi ma anche saggi nel creare situazioni di convivenza possibile. Il nostro compito è di aiutarli a recuperarsi in un contesto di nostre sofferenze che però non possono rappresentare una chiusura a questo fenomeno che bussa alle nostre porte. Dobbiamo trovare un modello di giustizia sociale con componenti di presenze che devono declinare con i nostri cittadini».
L’esempio arriva proprio dalla Casa dell’ospitalità dove gli ospiti sono parte attiva dei servizi. Lo erano durante «l’emergenza inverno» dove otto di loro sono stati assunti per i servizi, lo sono stati in queste settimane collaborando sia per il trasporto dei generi alimentari, che nelle mansioni collegate (di cuochi, aiuto cuochi, servizio ai tavoli, pulizia). «Stiamo operando non solo nella mera accoglienza ma anche inclusione, per favorire il reinserimento di queste persone nella vita sociale attiva», spiega Venturini. All’interno l’ora di pranzo ha portato una ventina di persone, poche, ma è l’ultimo giorno di apertura, e le altre mense delle città hanno ripreso a funzionare. In 41 giorni di servizio sono stati consegnati 4110 pasti, e in futuro potrebbero essere anche di più.
Già dal prossimo anno dovrebbero partire i lavori di restauro della struttura di via Spalti con l’obiettivo di eliminare le vecchie camerate, realizzando al loro posto delle camere singole o doppie per dare ulteriore dignità agli ospiti «che devono però considerare la Casa, solo un luogo di passaggio, in vista di un loro reinserimento sociale», precisa l’assessore. «Spero possa essere replicato anche in altre strutture di questo tipo, perché bisogna offrire a questi uomini delle situazioni forti di integrazione e recupero: dobbiamo creare occasioni per favorire la loro convivenza e responsabilizzazione sociale», aggiunge il patriarca.
Sulla porta incontra Egidio, è un elettrauto, «ah, sei il patriarca, ciao, mi dispiace non averti conosciuto». E’ l’inizio di una conversazione, tra il surreale e il divertente, che però ben sottolinea la dignità degli ospiti e alla fine della quale il monsignore si ritrova «Lotta comunista» in mano: «Me lo faccio dare così controllo come si muovono», gli dice Egidio. «Hai bisogno di qualcosa, di un’auto, di una barca, vengo a lavorare da te, gratis. Sì, beh dai, con una piccola mancia».
Il patriarca non si è sottratto, nel colloquio con i giornalisti, a domande sul referendum di separazione («Si tratta di immaginare una società che sia rispondente alle realtà storiche, non voglio entrare nella polemica ma dico che bisogna valutare soprattutto il bene comune del territorio». Al Redentore si era espresso sostanzialmente per una grande città), sulle continue morti per overdose («La droga è sintomo di un malessere che è pervasivo anche di chi vive momenti di benessere»), e dei timori di una guerra nucleare («La politica deve intervenire al di là delle strategic diplomatiche verbali, ma anche in modo sostanziale. Con la guerra rischiamo una situazione inimmaginabile».
Migranti Chiedono lavoro, il nostro compito è di aiutarli a recuperarsi
Separazione Si tratta di valutare il bene comune di questo territorio