Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il d-day dei vaccini «Regole chiarite, patto tra scuole e Usl»
Autocertificazioni consegnate, nodo burocrazia
Sarà stata la paura di non poter mandare i figli a scuola, o la voglia di rispettare le norme, in Veneto quasi tutte le mamme e i papà hanno consegnato l’autocertificazione sui vaccini. Anche i no-vax. I Comuni attendono domani (ultimo giorno per i moduli) prima di dare i dati ma anticipano: «Ci sono quasi tutti».
Pochi i ribelli dell’autocertificazione. Nei nidi e nelle materne venete, mamme e papà ha già quasi tutti consegnato i documenti dei vaccini, senza proteste. Compresi i novax. «Non ci sono ancora i dati ufficiali, ma nelle nostre scuole mancherebbe solo qualche modulo, davvero poca cosa». A dirlo sono gli assessori comunali all’Educazione dei capoluoghi di provincia venenti. Il condizionale, «mancherebbe», resta d’obbligo: la scadenza per consegnare, nelle segreterie scolastiche, le autocertificazioni sui vaccini è domani e bisognerà aspettare almeno qualche giorno per capire quanti bambini saranno isolati dalle classi, proprio come accaduto il 1 settembre a Verona. Qui l’amministrazione ha anticipato al 23 agosto la consegna dell’autocertificazione e oggi c’è solo un modulo mancante, quello della bimba del nido Il Paese della fantasia, dove lunedì l’amministrazione ha mandato i vigili.
Il problema dei certificati si riproporrà, tuttavia, tra qualche mese. Entro il 10 marzo 2018, i genitori dovranno consegnare i documenti che attestano l’inoculazione dei dieci vaccini resi obbligatori dal decreto Lorenzin. La app della Regione, per ora, permette di visionare il certificato ma non di scaricarlo, alcune Usl lo inviano via mail ma solo se chi lo richiede ha la pec (posta certificata). Il rischio di intasare gli sportelli delle aziende sanitarie come anche le segreterie delle scuole è alto.
«Adesso che la situazione è finalmente chiara, mi auguro che il Veneto segua l’esempio di Lazio e Campania e che stipuli un Protocollo d’intesa con l’Ufficio scolastico regionale per far sì che le Usl trasmettano direttamente alle scuole i dati e i documenti necessari», propone la direttrice dell’ex provveditorato del Veneto Daniela Beltrame. Non arrivasse quest’accordo, almeno 500 mila famiglie dovrebbero rivolgersi prima all’azienda socio-sanitaria e, dopo, alla scuola del figlio.
La popolazione scolastica della nostra regione conta 606.894 tra alunni e studenti (compresi gli over 16, esclusi dall’obbligo vaccinale), i bambini e i ragazzi tra 0 e 16 anni sono quasi 773 mila ma non tutti frequentano le scuole d’infanzia. Per capire la mole di lavoro che dovranno affrontare Usl e scuole, passato il bailamme delle autocertificazioni, basti pensare che solo nel Veneziano dovranno essere rilasciati 125.600 documenti. La proposta di Beltrame – un’intesa per l’invio diretto da azienda sanitaria a scuola dei documenti – semplificherebbe la situazione.
Nell’attesa degli sviluppi della vicenda (il Veneto è ricorso alla Consulta contro la legge), mercoledì si torna sui banchi di elementari, medie e superiori mentre nidi e materne sono già aperti. «Le nostre scuole sono al lavoro dal 4 e non ci risultano problemi – dice l’assessore padovano Cristina Piva (Politiche educative) -, dopo di che non saremo con il fucile puntato sulle famiglie: le seguiremo e aiuteremo». A Venezia, saranno resi pubblici domani i dati ma l’assessore Paolo Romor anticipa: «Sono una manciata i bambini ancora senza autocertificazione». Vicenza, invece, non ha ancora controllato, «fino a pochi gior-
ni fa la situazione era troppo fluttuante», spiega l’assessore alla Formazione di Palazzo Trissino Umberto Nicolai.
E mentre Comuni, Usl e scuole di ogni ordine e grado si organizzano per rispettare i dettami dell’obbligo vaccinale, non accenna a placarsi la polemica contro le scelte della giunta regionale che prima ha introdotto una moratoria fino al 2019 per i bambini non vaccinati e poi, dopo l’intervento del governo che ha minacciato una diffida nei confronti del Veneto, il decreto è stato ritirato, con un rimpallo di responsabilità dalla politica ai tecnici. Il «colpevole» della deroga di due anni sarebbe il direttore del settore sanità, Domenico Mantoan, che avrebbe agito «in piena autonomia», per usare le parole del presidente Luca Zaia.
«Ma quale autonomia, Mantoan è il capro espiatorio – tuona Claudio Sinigaglia, consigliere regionale Pd -, la verità è che Zaia cercava consenso politico in vista del referendum e delle elezioni politiche». Dello stesso tenore, Piero Ruzzante, ex Pd passato ad Articolo 1-Mdp. «Zaia ha fatto una figuraccia sulla pelle dei bambini, qualsiasi atto dirigenziale è condiviso dalla politica: è ridicolo pensare che Mantoan abbia fatto tutto da solo – sbotta -,il presidente vuole sempre essere diverso dallo Stato ma questa volta ha sbattuto contro un muro, spero succeda anche il 22 ottobre (giorno del referendum per l’autonomia del Veneto, ndr)».
Pd, Mdp e M5s raramente sono d’accordo, eccezion fatta per oggi, c’è sintonia nel bocciare l’operato del presidente: «Un episodio tristissimo – commenta il pentastellato Jacopo Berti -, si vince e si perde sempre come squadra, questo è essere un leader. Ma se uno è piccino, scarica i barili: Zaia doveva seguire la sua linea fino in fondo non incolpare un tecnico. Avete mai visto un sindaco o un ministero fare così? Se Mantoan ha deciso in autonomia, allora lui è il presidente e Zaia suo portavoce».
Berti Se Mantoan ha deciso da solo sulla moratoria, allora lui è presidente e Zaia il suo portavoce