Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Giovani e lavoro si rincorrono
Se i posti di lavoro sono tornati, dopo 9 lunghissimi anni, ai livelli pre crisi (vedi articolo sopra), come autorevolmente certificato dalla «bussola» dell’agenzia regionale Veneto Lavoro, il Nordest vive un cortocircuito che si è rivelato proprio nel corso di quest’estate: il lavoro insegue i giovani e i giovani inseguono il lavoro.
È accaduto, infatti, che sempre più di frequente negli ultimi mesi, singole aziende ed associazioni di categoria abbiano dichiarato l’imprevedibile difficoltà a trovare sul mercato del lavoro soggetti Under 30 disponibili a farsi assumere in fabbrica. Detto in altri termini: il lavoro è tornato, le imprese nordestine hanno riaperto la caccia al tecnico da inserire in squadra, ma il fenomeno per ora non incrocia i giovani. Al punto da lasciare ampi vuoti negli organici aziendali, con il risultato che - come nel caso della Friulintagli, colosso veneto-pordenonese del legno che è tra i maggiori fornitori di Ikea - i reclutatori si sono rivolti fuori regione, andando a pescare i nuovi assunti tra i maggiormente disponili candidati pugliesi.
Perché sta accadendo tutto questo? I nostri ragazzi sono tutti bamboccioni o vittime dei modelli televisivi, che li spingono a sognare Masterchef piuttosto che aspirare a un posto in una solida azienda manifatturiera? All’interrogativo e alle sue variegate risposte è dedicato il primo piano del nuovo numero di Corriere Imprese, l’inserto mensile che racconta le economie del Nordest in edicola domani all’interno del Corriere della Sera.
Non c’è, evidentemente, una ragione soltanto, bensì un insieme di fattori che, messi uno dietro l’altro, producono il cortocircuito. Come avverte Tiziano Barone, che di Veneto Lavoro è il direttore, «ci dov’essere qualcosa che non funziona anche nei meccanismi di reclutamento delle aziende, poiché nel nostro motore di ricerca, Cliclavoro Veneto, si può trovare il curriculum di centomila aspiranti lavoratori. Il bacino da cui attingere, almeno in teoria, è molto abbondante».
Può anche essere che i nostri ragazzi, a differenza della generazione che li ha preceduti, non trovino particolarmente allettante la prospettiva di un lavoro in azienda; o che, al contrario, la buona volontà ci sia ma manchi la necessaria formazione di base, poiché anche il lavoro in fabbrica è stato radicalmente cambiato dall’avvento delle nuove tecnologie e del digitale, richiedendo al sistema scolastico e universitario - per sua natura spesso ingessato e lento competenze per trasmettere le quali ancora non è adeguatamente attrezzato. Qualche segnale, in questa direzione, dagli Atenei del Triveneto sta arrivando: come racconta l’inchiesta di Corriere Imprese, Padova ha messo in campo due nuovi corsi di laurea triennale, Ingegneria dell’innovazione del prodotto e Ingegneria meccatronica; e Udine risponde lanciando la prima triennale in analisi dei Big data e Internet of things.
Resta un’ultima spiegazione per inquadrare il fenomeno, quella che la Cgil inquadra come la questione della qualità e dignità del lavoro. Cioè, per dirla fuori dai denti, retribuzioni dignitose e non stage o tirocini pagati 400 euro al mese, di cui le statistiche segnalano un’autentica esplosione in Veneto. Altrimenti si capisce che 20mila giovani nordestini ogni anno preferiscano andare all’estero: «Non hanno vita facile - sottolinea l’imprenditore Mario Moretti Polegato - ma chi è bravo va avanti in fretta».